venerdì 7 dicembre 2012

Perù: Senza mercato la dieta è povera

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!

(Mario Mancini da Lima) - Nonostante i recenti progressi a livello nazionale, in Perù il fenomeno della denutrizione infantile continua a essere grave, soprattutto per la popolazione rurale. Ma come è possibile che la popolazione più colpita sia poi proprio quella che produce per l’autoconsumo, e che quindi dovrebbe potere assicurare una maggiore sicurezza alimentare, e quindi anche una migliore alimentazione, per i loro figli? 
Come visto in diversi studi (l’ultimo è pubblicato su la Revista Agraria di CEPES, ottobre 2012) non esiste una relazione automatica tra questi fattori, come pure un maggior livello di biodiversità non garantisce una buona nutrizione.
La mappa della denutrizione cronica in Perú fornisce elementi eloquenti: le regioni con maggiori livelli di denutrizione cronica sono anche quelli con maggior produzione agricola orientata all’autoconsumo!
La realtà più critica si registra nel centro del Paese e nella foresta amazzonica. Cajamarca e Huancavelica presentano indici del 27.8% e 36.7% di denutrizione infantile cronica, con una produzione per autoconsumo che raggiunge rispettivamente il 29.8% e 32.7%. L’esempio opposto è dato da Tacna, dove, a un 3.4% di denutrizione si confronta uno 0.9% di produzione per l’autoconsumo.
Una risposta a questa apparente contraddizione si deve principalmente alla composizione dei prodotti delle famiglie più povere e la loro articolazione con il mercato.
Per esempio, nelle regioni a maggior denutrizione, i prodotti principali sono a basso valore nutritivo: papata, manioca e camote (patata americana), hanno basso valore energetico per un alto contenuto di acqua. Mentre sarebbero più importanti a livello nutritivo i grani (per maggior contenuto di proteine) e la frutta (per vitamine e minerali).
Un altro esempio: sebbene Apurimac e Junin presentino gli stessi indici di autoconsumo, rispetto ai tassi di denutrizione si trovano rispettivamente al 28.9% e 20.8%. Anche in questo caso il problema dell’alto livello di autoconsumo riguarda appunto la mancata possibilità di generare reddito e perciò di acquistare prodotti che complementino la dieta fatta di solo alimenti locali. Nelle zone in altitudine e isolate il problema si aggrava per la scarsa varietà dei prodotti agricoli e la lontananza dal mercato rende ovviamente più difficile il commercio e la vendita.
Quindi, il problema non sta tutto nell’autoconsumo in sé, ma nell’autoconsumo di queste comunità che non riescono (più) a scambiare prodotti, mediante il meccanismo del baratto (arcaico) o del mercato (moderno), per via dell’esclusione sociale, dell’isolamento geografico, della povertà.
Il paradosso diventa allora quello dei “sistemi produttivi” che il Perù vanta da sempre come diversissimi ma che sono oggi scarsamente collegati.
Il Perú è considerato un Paese ad altissima diversità biologica, ecologica e climatica – caratteristica condivisa anche da altri paesi della regione, come la Bolivia, l’Ecuador, la Colombia, il Brasile - per cui il sistema produttivo agricolo non può che essere valutato nella sua articolata complessità. Prodotti come la patata nativa, la quinoa, olluco, oca, eccetera, sono infatti parte di un sistema produttivo agricolo basato sull’interconnessione dei denominati piani ecologici andini, che nell’epoca incaica rappresentavano proprio l’elemento fondante della prosperità.


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