una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!
(Luca Di Chiara da Cochabamba) - Nel Sud del mondo, a provvedere alla sicurezza alimentare della propria famiglia, è quasi sempre la donna. Il diffuso maschilismo e la solitudine femminile quale diretta conseguenza della migrazione prevalentemente maschile, fanno infatti sì che l’uomo sia meno sensibile e attivo sul tema dell’alimentazione quale diritto di base.
Allo scopo di coinvolgere di più gli uomini sull’importanza dell’accesso a un "cibo nutriente e sicuro, sufficiente per i bisogni nutrizionali di base", come anche a “prodotti genuini di qualità e quantità a costi sostenibili", il Programma Alimentare Mondiale (WFP), da sempre impegnato nella lotta contro la fame del mondo, in questi ultimi mesi sta promuovendo in Bolivia un programma di corsi di salute materna e infantile e sulla nutrizione nelle comunità rurali e indigene.
Sebbene aperti a tutti, i corsi sono stati pensati principalmente per uomini e ragazzi.
E l’iniziativa sta avendo molto successo. Dopo una prima esitazione, la massiccia partecipazione da parte degli uomini è evidente a tutti. Se all’inizio gli uomini ritenevano che il corso “Programma Malnutrizione Zero” fosse per lo più indicato per coloro che “nutrono”, ovvero per le donne che stanno in cucina, hanno piano piano cominciato a capirne i vantaggi e l’interesse è andato crescendo.
Alla fine del corso ogni uomo o ragazzo è chiamato ad assumersi un impegno concreto di fronte all'intera comunità, ad avere un ruolo più attivo nella crescita e nella nutrizione dei propri bambini. Questa iniziativa rappresenta un importante passo avanti culturale per combattere con forza e decisione la malnutrizione infantile e promuovere il diritto al cibo come diritto fondamentale degli esseri umani. Il cibo è infatti un elemento fondamentale per la sopravvivenza e non conosce il genere maschile o femminile.
lunedì 8 ottobre 2012
sabato 6 ottobre 2012
Guatemala: la malnutrizione miete ancora più vittime
una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!
(Gaia Consadori da Chimaltenango) - La malnutrizione infantile si trasmette di madre in figlio. La scarsa alimentazione materna ha come conseguenza diretta la nascita di bambini sottopeso. Il problema viene però alla luce solo quando il quadro clinico diventa acuto, e anche ai Centri di Salute, purtroppo, i bambini arrivano accompagnati dalle loro mamme ma quando ormai per loro non c’è più nulla da fare.
Dall’inizio dell’anno, in Guatemala, almeno 95 bambini minori di 5 anni sono morti a causa della malnutrizione acuta. Lo rivela l’ultimo rapporto del Dipartimento di Epidemiologia del Ministero di Salute Pubblica e Assistenza Sociale presentato l’8 settembre scorso.
Il censimento nutrizionale, elaborato dalle autorità sui dati da gennaio ad agosto, ha stabilito che 95 bambini sono morti per cause associate alla denutrizione acuta e che altri 7.926 soffrono tutt’ora questa malattia.
Nel corso del 2011, in Guatemala, sono state certificate ufficialmente 125 morti per denutrizione, dunque più che nel 2010 (105 erano state le vittime) e meno però dei 160 del 2009.
Di fronte a questi dati, gli esponenti politici discutono vivacemente sulla validità dei programmi in vigore e dei numerosi,e più recenti interventi proposti dal nuovo governo per far fronte alla situazione. Proposte che in realtà hanno già avuto molta eco sui media internazionali. Tanto che il presidente Otto Pèrez Molina, in visita a New York lo scorso 24 settembre, ha ricevuto da parte del Programma Mondiale di Alimenti un riconoscimento ufficiale per il suo Programma “Hambre Cero” che invece in patria viene fortemente criticato per il basso livello di implementazione e di erogazione dei fondi annunciati.
(Gaia Consadori da Chimaltenango) - La malnutrizione infantile si trasmette di madre in figlio. La scarsa alimentazione materna ha come conseguenza diretta la nascita di bambini sottopeso. Il problema viene però alla luce solo quando il quadro clinico diventa acuto, e anche ai Centri di Salute, purtroppo, i bambini arrivano accompagnati dalle loro mamme ma quando ormai per loro non c’è più nulla da fare.
Dall’inizio dell’anno, in Guatemala, almeno 95 bambini minori di 5 anni sono morti a causa della malnutrizione acuta. Lo rivela l’ultimo rapporto del Dipartimento di Epidemiologia del Ministero di Salute Pubblica e Assistenza Sociale presentato l’8 settembre scorso.
Il censimento nutrizionale, elaborato dalle autorità sui dati da gennaio ad agosto, ha stabilito che 95 bambini sono morti per cause associate alla denutrizione acuta e che altri 7.926 soffrono tutt’ora questa malattia.
Nel corso del 2011, in Guatemala, sono state certificate ufficialmente 125 morti per denutrizione, dunque più che nel 2010 (105 erano state le vittime) e meno però dei 160 del 2009.
Di fronte a questi dati, gli esponenti politici discutono vivacemente sulla validità dei programmi in vigore e dei numerosi,e più recenti interventi proposti dal nuovo governo per far fronte alla situazione. Proposte che in realtà hanno già avuto molta eco sui media internazionali. Tanto che il presidente Otto Pèrez Molina, in visita a New York lo scorso 24 settembre, ha ricevuto da parte del Programma Mondiale di Alimenti un riconoscimento ufficiale per il suo Programma “Hambre Cero” che invece in patria viene fortemente criticato per il basso livello di implementazione e di erogazione dei fondi annunciati.
venerdì 5 ottobre 2012
Perù: Un buon ambiente per la sicurezza alimentare
una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!
Il Perù è un Paese con un buon ambiente per la sicurezza alimentare.
Il dato, relativo all'indice globale della sicurezza alimentare 2012 (GFSI), è stato pubblicato dalla Economist Intelligence Unit dell'Economist.
Tra i 105 Paesi esaminati, il Perù risulta al 48° posto e in nona posizione rispetto ai 19 inclusi nella pubblicazione dei Paesi dell'America Latina e dei Caraibi, preceduto da Cile, Messico e Brasile.
La migliore posizione del Paese andino è nella categoria Accessibilità (46), mentre risulta più arretrato per quanto riguarda Disponibilità (55), Qualità e Sicurezza (53).
Lo studio rileva inoltre che principali punti di forza del Perù sono le tariffe basse dei prodotti agricoli (6) e la bassa volatilità della produzione agricola (40).
D'altra parte, le principali sfide del Paese andino stanno contribuendo a un aumento della spesa pubblica per quanto riguarda proprio ricerca e sviluppo (65) e adeguatezza della catena alimentare (69).
Il GFSI 2012 viene considerato uno strumento fondamentale per valutare, sulla base della definizione utilizzata dal Vertice Mondiale sull'Alimentazione (1996), i progressi della sicurezza alimentare nei 105 Paesi coinvolti, e a livello internazionale nelle categorie di Accessibilità, Disponibilità, Qualità e Sicurezza.
Parallelamente, anche i prezzi del cibo sono un elemento determinante nella sicurezza alimentare e in particolare influiscono sull'Accessibilità.
Pertanto il GFSI costruisce un fattore di aggiustamento che misura storicamente quanto l'inflazione alimentare globale si riflette nei prezzi dei prodotti alimentari in ogni Paese.
Questo fattore viene aggiornato su base trimestrale in base alle variazioni dell'indice dei prezzi alimentari della FAO, che in questo modo costituiscono un preallarme alla crisi che possa minacciare la sicurezza alimentare di un Paese o peggiorare condizioni di quelle classificate come povere.
Il Perù è un Paese con un buon ambiente per la sicurezza alimentare.
Il dato, relativo all'indice globale della sicurezza alimentare 2012 (GFSI), è stato pubblicato dalla Economist Intelligence Unit dell'Economist.
Tra i 105 Paesi esaminati, il Perù risulta al 48° posto e in nona posizione rispetto ai 19 inclusi nella pubblicazione dei Paesi dell'America Latina e dei Caraibi, preceduto da Cile, Messico e Brasile.
La migliore posizione del Paese andino è nella categoria Accessibilità (46), mentre risulta più arretrato per quanto riguarda Disponibilità (55), Qualità e Sicurezza (53).
Lo studio rileva inoltre che principali punti di forza del Perù sono le tariffe basse dei prodotti agricoli (6) e la bassa volatilità della produzione agricola (40).
D'altra parte, le principali sfide del Paese andino stanno contribuendo a un aumento della spesa pubblica per quanto riguarda proprio ricerca e sviluppo (65) e adeguatezza della catena alimentare (69).
Il GFSI 2012 viene considerato uno strumento fondamentale per valutare, sulla base della definizione utilizzata dal Vertice Mondiale sull'Alimentazione (1996), i progressi della sicurezza alimentare nei 105 Paesi coinvolti, e a livello internazionale nelle categorie di Accessibilità, Disponibilità, Qualità e Sicurezza.
Parallelamente, anche i prezzi del cibo sono un elemento determinante nella sicurezza alimentare e in particolare influiscono sull'Accessibilità.
Pertanto il GFSI costruisce un fattore di aggiustamento che misura storicamente quanto l'inflazione alimentare globale si riflette nei prezzi dei prodotti alimentari in ogni Paese.
Questo fattore viene aggiornato su base trimestrale in base alle variazioni dell'indice dei prezzi alimentari della FAO, che in questo modo costituiscono un preallarme alla crisi che possa minacciare la sicurezza alimentare di un Paese o peggiorare condizioni di quelle classificate come povere.
giovedì 4 ottobre 2012
Mozambico: Agricoltori in carcere
una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!
(Francesco Margara da Nampula). Detenuti a lavoro prima di tutto per se stessi. Nelle strutture carcerarie del Mozambico, Paese in cui si muore ancor prima di avere compiuto i 45 anni, e spesso per cause legate all’alimentazione, sono state introdotte delle attività produttive all’interno delle carceri che coinvolgono in prima persona i detenuti e garantiscono il sostentamento per tutti.
Nella città di Nampula, nel Centro Aperto di Itocolo e nella sezione femminile della Rex, vengono oggi lavorati e coltivati dai detenuti circa 80 ettari di campagna. Il progetto Vita Dentro promuove in questo modo le colture locali, cercando di introdurre un sistema di produzione sostenibile nel medio-lungo periodo grazie a corsi di formazione nell'area vivai e produzione di sementi locali.
In questo modo non è necessario ricorrere ogni anno all'acquisto di semi, che spesso e volentieri sono ibridi modificati, e nello stesso tempo viene maggiormente valorizzata la produzione locale.
Così oggi si raccolgono con soddisfazione i primi frutti: soprattutto mais, base dell'alimentazione in tutto il Mozambico, mandioca, altra fonte di carboidrati molto usata in tutto il territorio nazionale e in maggior quantità al nord; arachidi, diverse varietà di fagioli, pomodori, insalata, cavolo verde e cavolo verza, peperoni, piri piri, cipolle, carote e cetrioli.
Inoltre per la sostenibilità futura del Centro di Itocolo, si sta rivelando particolarmente preziosa la produzione di alberi da frutta: manghi, agrumi, avocadi e altre varietà locali coltivate dai detenuti che hanno iniziato questa attività spontaneamente.
In 3 anni di lavoro la produzione è oggi di oltre 20 tonnellate di ortaggi vari e di oltre 100 tonnellate di mais. Ma il lavoro non si ferma qui. L'area agricola lavorata arriverà presto a superare i 100 ettari. Inoltre obiettivo del progetto è rendere sostenibile queste produzioni con una "banca del seme" da gestire localmente.
Un ottimo risultato per la sicurezza e la sovranità alimentare della comunità carceraria, reso possibile grazie alla solidarietà internazionale e ai contributi del nostro Ministero degli Affari Esteri Italiano, prima, e dell’Unione Europea ora.
Nell’arco dell’intero 2011, hanno beneficiato della campagna agricola circa 2.000 detenuti, risultato che ha “promosso” la Penitenciaria Industrial di Nampula modello per tutto il Mozambico.
(Francesco Margara da Nampula). Detenuti a lavoro prima di tutto per se stessi. Nelle strutture carcerarie del Mozambico, Paese in cui si muore ancor prima di avere compiuto i 45 anni, e spesso per cause legate all’alimentazione, sono state introdotte delle attività produttive all’interno delle carceri che coinvolgono in prima persona i detenuti e garantiscono il sostentamento per tutti.
Nella città di Nampula, nel Centro Aperto di Itocolo e nella sezione femminile della Rex, vengono oggi lavorati e coltivati dai detenuti circa 80 ettari di campagna. Il progetto Vita Dentro promuove in questo modo le colture locali, cercando di introdurre un sistema di produzione sostenibile nel medio-lungo periodo grazie a corsi di formazione nell'area vivai e produzione di sementi locali.
In questo modo non è necessario ricorrere ogni anno all'acquisto di semi, che spesso e volentieri sono ibridi modificati, e nello stesso tempo viene maggiormente valorizzata la produzione locale.
Così oggi si raccolgono con soddisfazione i primi frutti: soprattutto mais, base dell'alimentazione in tutto il Mozambico, mandioca, altra fonte di carboidrati molto usata in tutto il territorio nazionale e in maggior quantità al nord; arachidi, diverse varietà di fagioli, pomodori, insalata, cavolo verde e cavolo verza, peperoni, piri piri, cipolle, carote e cetrioli.
Inoltre per la sostenibilità futura del Centro di Itocolo, si sta rivelando particolarmente preziosa la produzione di alberi da frutta: manghi, agrumi, avocadi e altre varietà locali coltivate dai detenuti che hanno iniziato questa attività spontaneamente.
In 3 anni di lavoro la produzione è oggi di oltre 20 tonnellate di ortaggi vari e di oltre 100 tonnellate di mais. Ma il lavoro non si ferma qui. L'area agricola lavorata arriverà presto a superare i 100 ettari. Inoltre obiettivo del progetto è rendere sostenibile queste produzioni con una "banca del seme" da gestire localmente.
Un ottimo risultato per la sicurezza e la sovranità alimentare della comunità carceraria, reso possibile grazie alla solidarietà internazionale e ai contributi del nostro Ministero degli Affari Esteri Italiano, prima, e dell’Unione Europea ora.
Nell’arco dell’intero 2011, hanno beneficiato della campagna agricola circa 2.000 detenuti, risultato che ha “promosso” la Penitenciaria Industrial di Nampula modello per tutto il Mozambico.
mercoledì 3 ottobre 2012
Burkina: Zero % l'accesso all'acqua potabile
una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!
(Marianna Mormile da Gaoua) - Negli ultimi vent’anni altri 2 miliardi di persone hanno avuto l’accesso all’acqua. Questo il notevole progresso testimoniato dall’ultimo rapporto OMS-Unicef. Un dato che supera le migliori aspettative e che rende più vicino il raggiungimento dell’obiettivo del Millennio per la riduzione al 50% della popolazione che non ha accesso all’acqua potabile. E sebbene a fine 2010, la popolazione priva ancora di un accesso all’acqua potabile fosse solo dell’11%, non va dimenticato che questa percentuale rappresenta comunque 783 milioni di persone, mentre restano ancora miliardi gli abitanti della Terra che vivono senza servizi igienici. Per quanto riguarda il Burkina Faso, la percentuale di popolazione con accesso all’acqua, censita nel 2010, era del 57% in ambito rurale e del 75% in ambito urbano. Ma la percentuale scende enormemente se consideriamo la qualità stessa dell’acqua, con solo il 21% in ambito urbano e addirittura lo 0% in zona rurale. E questo 0% spiega da solo l’alta percentuale di decessi dovuti a malattie gastrointestinali, che è pari al 20,20%.
Il governo burkinabé ha perciò deciso di impegnarsi concretamente con un programma nazionale sull’acqua e la sua depurazione. In ambito rurale, l’obiettivo è portare un accesso all’acqua potabile ad almeno 4 milioni di persone, così da aumentare la percentuale dal 57 all’80%. Mentre in ambito urbano si conta riuscire ad aumentare l’accesso all’acqua potabile ad altri 1,8 milioni di persone (pari all’87%). Con questo programma il Burkina si appresta a raggiungere l’obiettivo del Millennio in 3 anni.
Ciò nonostante una grossa fetta di popolazione, tra il 40% e il 50%, rimarrà ugualmente in difficoltà e nell’impossibilità concreta di usufruire in termini di acqua e servizi igienici le proprie necessità senza rischi per la propria salute.
Lo sforzo da compiere in Burkina Faso è ancora grande, e le attività con cui ProgettoMondo Mlal è attualmente impegnato in questo settore sono perfettamente allineate alla strategia nazionale. Con il Progetto Acqua si conta di ristrutturare, in partenariato con CISV,135 pompe manuali e costruirne 15 di nuove, di ristrutturare e costruire un totale di 104 latrine, soprattutto nelle scuole e nei Centri di salute dei villaggi. Qui, anche grazie anche alla formazione del personale, si lavorerà per la diffusione di buone pratiche in materia di Acqua e Igiene.
(Marianna Mormile da Gaoua) - Negli ultimi vent’anni altri 2 miliardi di persone hanno avuto l’accesso all’acqua. Questo il notevole progresso testimoniato dall’ultimo rapporto OMS-Unicef. Un dato che supera le migliori aspettative e che rende più vicino il raggiungimento dell’obiettivo del Millennio per la riduzione al 50% della popolazione che non ha accesso all’acqua potabile. E sebbene a fine 2010, la popolazione priva ancora di un accesso all’acqua potabile fosse solo dell’11%, non va dimenticato che questa percentuale rappresenta comunque 783 milioni di persone, mentre restano ancora miliardi gli abitanti della Terra che vivono senza servizi igienici. Per quanto riguarda il Burkina Faso, la percentuale di popolazione con accesso all’acqua, censita nel 2010, era del 57% in ambito rurale e del 75% in ambito urbano. Ma la percentuale scende enormemente se consideriamo la qualità stessa dell’acqua, con solo il 21% in ambito urbano e addirittura lo 0% in zona rurale. E questo 0% spiega da solo l’alta percentuale di decessi dovuti a malattie gastrointestinali, che è pari al 20,20%.
Il governo burkinabé ha perciò deciso di impegnarsi concretamente con un programma nazionale sull’acqua e la sua depurazione. In ambito rurale, l’obiettivo è portare un accesso all’acqua potabile ad almeno 4 milioni di persone, così da aumentare la percentuale dal 57 all’80%. Mentre in ambito urbano si conta riuscire ad aumentare l’accesso all’acqua potabile ad altri 1,8 milioni di persone (pari all’87%). Con questo programma il Burkina si appresta a raggiungere l’obiettivo del Millennio in 3 anni.
Ciò nonostante una grossa fetta di popolazione, tra il 40% e il 50%, rimarrà ugualmente in difficoltà e nell’impossibilità concreta di usufruire in termini di acqua e servizi igienici le proprie necessità senza rischi per la propria salute.
Lo sforzo da compiere in Burkina Faso è ancora grande, e le attività con cui ProgettoMondo Mlal è attualmente impegnato in questo settore sono perfettamente allineate alla strategia nazionale. Con il Progetto Acqua si conta di ristrutturare, in partenariato con CISV,135 pompe manuali e costruirne 15 di nuove, di ristrutturare e costruire un totale di 104 latrine, soprattutto nelle scuole e nei Centri di salute dei villaggi. Qui, anche grazie anche alla formazione del personale, si lavorerà per la diffusione di buone pratiche in materia di Acqua e Igiene.
martedì 2 ottobre 2012
Italia: Mamma Africa mangia con noi
una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!
(Alessandro Peluso - Associazione Mamma Africa Onlus, Palermo) Il cous cous è un piatto dagli ingredienti semplici e al tempo stesso ricco di storia. Simbolo di condivisione, apertura e incontro di culture, è nutriente, economico e può essere conservato a lungo: è così che è diventato alimento tradizionale in Nord Africa e, nelle varie forme in cui può essere gustato, apprezzato in tutto il mondo.
Da 15 anni le peculiarità del cous cous vengono celebrate in Sicilia, a San Vito Lo Capo, nell’ambito del Cous Cous Fest, festival internazionale dell’integrazione culturale (quest’anno dal 25 al 30 settembre) che, prendendo spunto dal “piatto della pace”, promuove il confronto interculturale tra i Paesi dell’area mediterranea e non solo (erano rappresentati anche Algeria, Brasile, Costa D’avorio, Fracia, Marocco, Senegal, Israele, Palestina, Tunisia, Italia). Tra l’altro per il primo anno partecipava anche, con più di 69 programmi per la cooperazione territoriale europea e programmi esterni di cooperazione, la Commissione europea. Quella del 21 settembre è stata celebrata come la Giornata Europea della Cooperazione Territoriale. Cardine della manifestazione rimane comunque la gara culinaria in cui i Paesi protagonisti si sfidano a suon di delizie, proponendo naturalmente il proprio miglior cous cous.
E, a questo proposito la nostra associazione, Mamma Africa Onlus, ha avuto la grande soddisfazione di vedere premiata nelle edizioni del 2006 e del 2008 la nostra presidente, Abibata Konatè, per il suo supremo cous cous. Originaria della Costa D’Avorio, Abibata Konatè è da sempre impegnata nell’associazione Mamma Africa Onlus per dare sostegno alla gente di un Paese poverissimo come il Burkina Faso.
Ecco perché come Mamma Africa Onlus partecipiamo ogni anno a questa gara gastronomica così cara all’Africa e perché abbiamo aderito con entusiasmo alla campagna di ProgettoMondo Mlal “Io non mangio da solo” a sostegno di 10 Progetti per la sicurezza e sovranità alimentare in altrettanti Paesi del Sud. Infatti, tra gli ingredienti segreti del cous cous di Abibata Konatè ci sono prima di tutto la spinta delle comunità burkinabè, ovvero la forza della fame e, insieme, il desiderio di combatterla. E noi speriamo di potere dare una mano “mangiando con voi”.
(Alessandro Peluso - Associazione Mamma Africa Onlus, Palermo) Il cous cous è un piatto dagli ingredienti semplici e al tempo stesso ricco di storia. Simbolo di condivisione, apertura e incontro di culture, è nutriente, economico e può essere conservato a lungo: è così che è diventato alimento tradizionale in Nord Africa e, nelle varie forme in cui può essere gustato, apprezzato in tutto il mondo.
Da 15 anni le peculiarità del cous cous vengono celebrate in Sicilia, a San Vito Lo Capo, nell’ambito del Cous Cous Fest, festival internazionale dell’integrazione culturale (quest’anno dal 25 al 30 settembre) che, prendendo spunto dal “piatto della pace”, promuove il confronto interculturale tra i Paesi dell’area mediterranea e non solo (erano rappresentati anche Algeria, Brasile, Costa D’avorio, Fracia, Marocco, Senegal, Israele, Palestina, Tunisia, Italia). Tra l’altro per il primo anno partecipava anche, con più di 69 programmi per la cooperazione territoriale europea e programmi esterni di cooperazione, la Commissione europea. Quella del 21 settembre è stata celebrata come la Giornata Europea della Cooperazione Territoriale. Cardine della manifestazione rimane comunque la gara culinaria in cui i Paesi protagonisti si sfidano a suon di delizie, proponendo naturalmente il proprio miglior cous cous.
E, a questo proposito la nostra associazione, Mamma Africa Onlus, ha avuto la grande soddisfazione di vedere premiata nelle edizioni del 2006 e del 2008 la nostra presidente, Abibata Konatè, per il suo supremo cous cous. Originaria della Costa D’Avorio, Abibata Konatè è da sempre impegnata nell’associazione Mamma Africa Onlus per dare sostegno alla gente di un Paese poverissimo come il Burkina Faso.
Ecco perché come Mamma Africa Onlus partecipiamo ogni anno a questa gara gastronomica così cara all’Africa e perché abbiamo aderito con entusiasmo alla campagna di ProgettoMondo Mlal “Io non mangio da solo” a sostegno di 10 Progetti per la sicurezza e sovranità alimentare in altrettanti Paesi del Sud. Infatti, tra gli ingredienti segreti del cous cous di Abibata Konatè ci sono prima di tutto la spinta delle comunità burkinabè, ovvero la forza della fame e, insieme, il desiderio di combatterla. E noi speriamo di potere dare una mano “mangiando con voi”.
lunedì 1 ottobre 2012
Haiti: commercianti contro l'aumento dei prezzi
una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!
(Luisa Gelain da Papaye) - Ad Haiti, nella regione dell’altipiano centrale (Plateu Central), le famiglie si scontrano quotidianamente con un incontrollato aumento delle derrate alimentari e, dunque, con una reale difficoltà di nutrirsi. Soltanto per fare alcuni esempi concreti:un sacco di riso, alimento base della dieta haitiana, è passato da 975 a 1.000 gourdes nel giro di una settimana; un sacco di farina, da 1.350 a 1.400 gourdes; una cassa di latte, da 750 a 800 gourdes. Ciò significa che la spesa mensile è aumentata in media di 8-10 euro. A fronte di questi aumenti, i salari non variano da anni di un centesimo. Da qualche settimana, la protesta aumenta. Non solo i cittadini, ma anche i commercianti minacciano ora di mobilitarsi contro il governo che fino ad oggi non ha mai manifestato la volontà di intervenire per frenare, o comunque, calmierare, l’aumento sproporzionato e costante dei prezzi.
(Luisa Gelain da Papaye) - Ad Haiti, nella regione dell’altipiano centrale (Plateu Central), le famiglie si scontrano quotidianamente con un incontrollato aumento delle derrate alimentari e, dunque, con una reale difficoltà di nutrirsi. Soltanto per fare alcuni esempi concreti:un sacco di riso, alimento base della dieta haitiana, è passato da 975 a 1.000 gourdes nel giro di una settimana; un sacco di farina, da 1.350 a 1.400 gourdes; una cassa di latte, da 750 a 800 gourdes. Ciò significa che la spesa mensile è aumentata in media di 8-10 euro. A fronte di questi aumenti, i salari non variano da anni di un centesimo. Da qualche settimana, la protesta aumenta. Non solo i cittadini, ma anche i commercianti minacciano ora di mobilitarsi contro il governo che fino ad oggi non ha mai manifestato la volontà di intervenire per frenare, o comunque, calmierare, l’aumento sproporzionato e costante dei prezzi.
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