Come ogni organismo che fa cooperazione allo sviluppo sa bene, anche ProgettoMondo Mlal, che da 50 anni opera in Africa e America Latina, sa che la sicurezza e la sovranità alimentare sono elementi fondamentali dello sviluppo e della giustizia sociale.
Tanto più che ormai tutti ben sappiamo che il “cibo” non è solo quantità ma è soprattutto un processo in continua evoluzione, materiale e culturale.
Ognuno di noi è consapevole delle proprie antiche tradizioni e del loro mutare nel tempo: in Italia dalla polenta e dal pane nero agli omogeneizzati e ai biscotti integrali, alla dieta mediterranea, al biologico, al KM 0, agli integratori alimentari o agli chef stellati.
Ognuno di noi è consapevole di come i primi mille giorni di vita e di nutrimento di un bambino siano essenziali nel determinarne caratteristiche fisiche e cognitive.
E ognuno di noi ha consapevolezza di quanto negli ultimi 15 anni, anche grazie al lavoro di molti e al protagonismo delle donne e degli uomini di tutto il mondo, si è ottenuto un miglioramento a scala mondiale delle condizioni di vita, con minor analfabetismo, con maggior aspettativa di vita, con una maggior disponibilità di calorie giornaliere, con minor mortalità infantile e con una diminuzione dell’incidenza di bambini sottopeso.
Tuttavia, è impossibile non tenere conto dei 5.9 milioni di bambini minori di 5 anni, in buona parte per malnutrizione, che muoiono ogni anno per cause collegate alla fame, denutrizione o malnutrizione. Il che significa 16 mila vittime al giorno. Numeri drammatici: ma non sono solo numeri. In realtà dietro ci sono bambini, madri, famiglie, comunità. Esseri umani.
Viviamo in un mondo contraddittorio e complesso che ci impone di mettere in campo tutta la nostra forza e di unire tutte le nostre forze: condivisione tanto più indispensabile verso l’obiettivo della sicurezza alimentare che va declinato in una pluralità di dimensioni e che richiede un pluralità di competenze e di campi di intervento: agricoltura, acqua, servizi sanitari ed igienici, partecipazione delle famiglie, valorizzazione delle donne, infrastrutture e logistica, istruzione, formazione professionale e imprenditoriale. Condividendo un orizzonte comune, quello che può essere sintetizzato dai 17 Global Goals delle Nazioni Unite.
Queste le ragioni su cui poggia la campagna “Io non mangio da solo” e che sono il motore che alimenta iniziative come i seminari di approfondimento sul tema della sostenibilità alimentare globale nel lungo periodo realizzati, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, in collaborazione con le Amministrazioni comunali di Piacenza e Modena, le Acli, il Laboratorio di Economia locale dell’Università Cattolica, l’esperto Fao Lorenzo Bellù, ma anche chef stellati come Massimo Bottura e Giancarlo Perbellini che hanno a cuore il tema dell’alimentazione e non soltanto a livello di proposta gastronomica.
Queste le ragioni che ci vedono impegnati nelle scuole di Verona, Piacenza e provincia, dove realizziamo corsi di educazione alimentare, anche grazie all’allestimento della mostra “Mangiare bene, mangiare tutti” e, per i più piccoli, laboratori di cucina ed alimentazione guidati dallo chef Perbellini. Che poi sono le stesse ragioni che ci vedono anche in Bolivia, al fianco delle Organizzazioni Contadine nel sostenere i piccoli produttori a trasformare le materie prime e a commercializzarle, in Perù dove formiamo i figli del “cafetaleros” perché acquisiscano capacità imprenditoriali e possono diversificare le loro coltivazioni in modo da essere meno vulnerabili, e ancora in Burkina Faso con progetti di lotta alla malnutrizione infantile in cui promuoviamo l’utilizzo integrato di cereali di loro produzione che, usati insieme, assicurano un alto valore nutritivo.
Attività e progetti che sono poi l’espressione della nostra personale assunzione di responsabilità e della convinzione che i risultati del nostro lavoro sono moltiplicati e resi più efficaci se frutto di un lavoro condiviso, se i mattoni che ciascuno costruisce si uniscono con quelli costruiti da altri nell’edificare insieme una casa.
Con questa speranza e con questa convinzione, anche in questo 16 ottobre, nella Giornata Mondiale della sicurezza alimentare, abbiamo cercato di mettere assieme esperienze e passioni, competenze e volontà maturate in percorsi differenziati, in funzioni e responsabilità specifiche.
Solo così possiamo sperare di essere all’altezza dei problemi che affrontiamo. Con la mente e con il cuore.
Tanto più che ormai tutti ben sappiamo che il “cibo” non è solo quantità ma è soprattutto un processo in continua evoluzione, materiale e culturale.
Ognuno di noi è consapevole delle proprie antiche tradizioni e del loro mutare nel tempo: in Italia dalla polenta e dal pane nero agli omogeneizzati e ai biscotti integrali, alla dieta mediterranea, al biologico, al KM 0, agli integratori alimentari o agli chef stellati.
Ognuno di noi è consapevole di come i primi mille giorni di vita e di nutrimento di un bambino siano essenziali nel determinarne caratteristiche fisiche e cognitive.
E ognuno di noi ha consapevolezza di quanto negli ultimi 15 anni, anche grazie al lavoro di molti e al protagonismo delle donne e degli uomini di tutto il mondo, si è ottenuto un miglioramento a scala mondiale delle condizioni di vita, con minor analfabetismo, con maggior aspettativa di vita, con una maggior disponibilità di calorie giornaliere, con minor mortalità infantile e con una diminuzione dell’incidenza di bambini sottopeso.
Tuttavia, è impossibile non tenere conto dei 5.9 milioni di bambini minori di 5 anni, in buona parte per malnutrizione, che muoiono ogni anno per cause collegate alla fame, denutrizione o malnutrizione. Il che significa 16 mila vittime al giorno. Numeri drammatici: ma non sono solo numeri. In realtà dietro ci sono bambini, madri, famiglie, comunità. Esseri umani.
Viviamo in un mondo contraddittorio e complesso che ci impone di mettere in campo tutta la nostra forza e di unire tutte le nostre forze: condivisione tanto più indispensabile verso l’obiettivo della sicurezza alimentare che va declinato in una pluralità di dimensioni e che richiede un pluralità di competenze e di campi di intervento: agricoltura, acqua, servizi sanitari ed igienici, partecipazione delle famiglie, valorizzazione delle donne, infrastrutture e logistica, istruzione, formazione professionale e imprenditoriale. Condividendo un orizzonte comune, quello che può essere sintetizzato dai 17 Global Goals delle Nazioni Unite.
Queste le ragioni su cui poggia la campagna “Io non mangio da solo” e che sono il motore che alimenta iniziative come i seminari di approfondimento sul tema della sostenibilità alimentare globale nel lungo periodo realizzati, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, in collaborazione con le Amministrazioni comunali di Piacenza e Modena, le Acli, il Laboratorio di Economia locale dell’Università Cattolica, l’esperto Fao Lorenzo Bellù, ma anche chef stellati come Massimo Bottura e Giancarlo Perbellini che hanno a cuore il tema dell’alimentazione e non soltanto a livello di proposta gastronomica.
Queste le ragioni che ci vedono impegnati nelle scuole di Verona, Piacenza e provincia, dove realizziamo corsi di educazione alimentare, anche grazie all’allestimento della mostra “Mangiare bene, mangiare tutti” e, per i più piccoli, laboratori di cucina ed alimentazione guidati dallo chef Perbellini. Che poi sono le stesse ragioni che ci vedono anche in Bolivia, al fianco delle Organizzazioni Contadine nel sostenere i piccoli produttori a trasformare le materie prime e a commercializzarle, in Perù dove formiamo i figli del “cafetaleros” perché acquisiscano capacità imprenditoriali e possono diversificare le loro coltivazioni in modo da essere meno vulnerabili, e ancora in Burkina Faso con progetti di lotta alla malnutrizione infantile in cui promuoviamo l’utilizzo integrato di cereali di loro produzione che, usati insieme, assicurano un alto valore nutritivo.
Attività e progetti che sono poi l’espressione della nostra personale assunzione di responsabilità e della convinzione che i risultati del nostro lavoro sono moltiplicati e resi più efficaci se frutto di un lavoro condiviso, se i mattoni che ciascuno costruisce si uniscono con quelli costruiti da altri nell’edificare insieme una casa.
Con questa speranza e con questa convinzione, anche in questo 16 ottobre, nella Giornata Mondiale della sicurezza alimentare, abbiamo cercato di mettere assieme esperienze e passioni, competenze e volontà maturate in percorsi differenziati, in funzioni e responsabilità specifiche.
Solo così possiamo sperare di essere all’altezza dei problemi che affrontiamo. Con la mente e con il cuore.
Ivana Borsotto
Vicepresidente ProgettoMondo Mlal
Vicepresidente ProgettoMondo Mlal






Sviluppo, cultura, opportunità e soprattutto sentimento. Sono le parole chiave dello chef
Flavio Solorzano, patron del ristorante Señorío De Sulco di Lima e
ospite a Mistura dello stand di ProgettoMondo Mlal Perù al fianco dei
piccoli produttori della rete di economia solidale. “La gastronomia – dice lo chef- è innanzitutto un sentimento:
e provando amore per la propria cucina si partecipa allo sviluppo del
Paese. La cucina è infatti un motore di sviluppo sociale che,
successivamente, diviene sviluppo economico”.
Leggi l’intervista integrale a Flavio Solorzano,
Inoltre,
l’influenza culturale legata alla forte immigrazione ha arricchito
molto la nostra cucina: il fatto che ciascuna cucina abbia due versioni,
la versione originale del Paese di provenienza e la versione adattata
al Perù, ha fatto sì che la proposta sia già molto varia in sé e con
grandi aperture alle altre culture gastronomiche.
Tu hai scritto un libro sulla quínoa: perché tra tutti hai scelto questo prodotto?La quínoa
mi ha dato la possibilità di non scegliere un unico prodotto, ma
piuttosto un gruppo molto ampio con moltissime varietà. Per esempio, la
patata, che ha un livello di consumo e apprezzamento molto alto, è già
stata classificata in quanto prodotto organico. Era un peccato, e mi
faceva persino arrabbiare, il fatto che la quínoa non avesse
ricevuto la stessa attenzione: non può essere che un prodotto così
versatile e con tale livello nutrizionale non sia conosciuto dalla
comunità, non può essere che la gente passi a fianco di un prodotto con
tante varietà e qualità e non lo consideri. Ora le cose stanno cambiando
e finalmente anche la quínoa sta guadagnando ciò che merita.