sabato 15 ottobre 2016

Il cibo, un diritto e un dovere

Come ogni organismo che fa cooperazione allo sviluppo sa bene, anche ProgettoMondo Mlal, che da  50 anni opera in Africa e America Latina, sa che la sicurezza e la sovranità alimentare sono elementi fondamentali dello sviluppo e della giustizia sociale.
Tanto più che ormai tutti ben sappiamo che il “cibo” non è solo quantità ma è soprattutto un processo in continua evoluzione, materiale e culturale.
Ognuno di noi è consapevole delle proprie antiche tradizioni e del loro mutare nel tempo: in Italia dalla polenta e dal pane nero agli omogeneizzati e ai biscotti integrali, alla dieta mediterranea, al biologico, al KM 0, agli integratori alimentari o agli chef stellati.
Ognuno di noi è consapevole di come i primi mille giorni di vita e di nutrimento di un bambino siano essenziali nel determinarne caratteristiche fisiche e cognitive.
E ognuno di noi ha consapevolezza di quanto negli ultimi 15 anni, anche grazie al lavoro di molti e al protagonismo delle donne e degli uomini di tutto il mondo, si è ottenuto un miglioramento a scala mondiale delle condizioni di vita, con minor analfabetismo, con maggior aspettativa di vita, con una maggior disponibilità di calorie giornaliere, con minor mortalità infantile e con una diminuzione dell’incidenza di bambini sottopeso.
Tuttavia, è impossibile non tenere conto dei 5.9 milioni di bambini minori di 5 anni, in buona parte per malnutrizione, che muoiono ogni anno per cause collegate alla fame, denutrizione o malnutrizione. Il che significa 16 mila vittime al giorno. Numeri drammatici: ma non sono solo numeri. In realtà dietro ci sono bambini, madri, famiglie, comunità. Esseri umani.
Viviamo in un mondo contraddittorio e complesso che ci impone di mettere in campo tutta la nostra forza e di unire tutte le nostre forze: condivisione tanto più indispensabile verso l’obiettivo della sicurezza alimentare che va declinato in una pluralità di dimensioni e che richiede un pluralità di competenze e di campi di intervento: agricoltura, acqua, servizi sanitari ed igienici, partecipazione delle famiglie, valorizzazione delle donne, infrastrutture e logistica, istruzione, formazione professionale e imprenditoriale. Condividendo un orizzonte comune, quello che può essere sintetizzato dai 17 Global Goals delle Nazioni Unite.
Queste le ragioni su cui poggia la campagna “Io non mangio da solo” e che sono il motore che alimenta iniziative come i seminari di approfondimento sul tema della sostenibilità alimentare globale nel lungo periodo realizzati, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, in collaborazione con le Amministrazioni comunali di Piacenza e Modena, le Acli, il Laboratorio di Economia locale dell’Università Cattolica, l’esperto Fao Lorenzo Bellù, ma anche chef stellati come Massimo Bottura e Giancarlo Perbellini che hanno a cuore il tema dell’alimentazione e non soltanto a livello di proposta gastronomica.
Queste le ragioni che ci vedono impegnati nelle scuole di Verona, Piacenza e provincia, dove realizziamo corsi di educazione alimentare, anche grazie all’allestimento della mostra “Mangiare bene, mangiare tutti” e, per i più piccoli, laboratori di cucina ed alimentazione guidati dallo chef Perbellini. Che poi sono le stesse ragioni che ci vedono anche in Bolivia, al fianco delle Organizzazioni Contadine nel sostenere i piccoli produttori a trasformare le materie prime e a commercializzarle, in Perù dove formiamo i figli del “cafetaleros” perché acquisiscano capacità imprenditoriali e possono diversificare le loro coltivazioni in modo da essere meno vulnerabili, e ancora in Burkina Faso con progetti di lotta alla malnutrizione infantile in cui promuoviamo l’utilizzo integrato di cereali di loro produzione che, usati insieme, assicurano un alto valore nutritivo.
Attività e progetti che sono poi l’espressione della nostra personale assunzione di responsabilità e della convinzione che i risultati del nostro lavoro sono moltiplicati e resi più efficaci se frutto di un lavoro condiviso, se i mattoni che ciascuno costruisce si uniscono con quelli costruiti da altri nell’edificare insieme una casa.  
Con questa speranza e con questa convinzione, anche in questo 16 ottobre, nella Giornata Mondiale della sicurezza alimentare, abbiamo cercato di mettere assieme esperienze e passioni, competenze e volontà maturate in percorsi differenziati, in funzioni e responsabilità specifiche.
Solo così possiamo sperare di essere all’altezza dei problemi che affrontiamo. Con la mente e con il cuore.
Ivana Borsotto
Vicepresidente ProgettoMondo Mlal

La ricetta "mondo" degli chef

“Un cuoco contemporaneo affianca l’etica all’estetica”. Dal “ristorante migliore del mondo”, il patron dell’Osteria Francescana, Massimo Bottura, dona il sostegno e una sua ricetta alla campagna “Io non mangio da solo” di ProgettoMondo Mlal. In una conferenza stampa organizzata a Modena, alla presenza del sindaco, presidente del Consiglio comunale e il presidente di ProgettoMondo Mlal e giornalisti e operativi dei media locali, lo chef Bottura non si è certo risparmiato: “Credo davvero – ha detto- che, a differenza di 15 anni fa, quando attorno a noi le porte erano ben chiuse, oggi  dobbiamo tenerle ben aperte sulle realtà inaspettate in cui entrare e trovarci dentro cose meravigliose, come questa quinoa. È infatti proprio guardando il nostro passato in chiave critica, e non nostalgica, che riusciremo a prendere il meglio del passato e a portarlo nel futuro”.
“Così, seppure oggi metà della nostra brigata è a cucinare a Milano, e metà brigata qui a Modena per tenere all’Osteria Francescana, abbiamo voluto ugualmente prenderci del tempo per essere anche a fianco di questa campagna. A rappresentarci il mio secondo da più di 12 anni, lo chef Takahiko Kondo, che mette a disposizione la sua cultura - che è giapponese-, attraverso ciò che ha imparato in Italia -e cioè trattare la quinoa come fosse un risotto-, usando questo ingrediente, la quinoa, che arriva dall’altra parte del mondo. La gente oggi vuole viaggiare per il mondo per andare a masticare il territorio. La sardina su una crosta di parmigiano dà più emozione di un astice scadente. Questa è la cucina contemporanea. Questa è la cucina espressione di cultura e di condivisione”.
Testimonial storico della campagna “Io non mangio da solo” è un altro chef stellato, Giancarlo Perbellini, patron dell’omonima Casa, che la prima settimana di settembre è volato in Perù giusto in tempo per visitare la maggiore Fiera enogastronomica del Sud America, Mistura, a Lima. In quest’occasione, accompagnato dal nostro coordinatore del progetto Sumak Llankay, Vanni Demichele, ha incontrato i piccoli produttori di quinoa della comunità andine della zona dove viene prodotta la migliore qualità di quinoa ancora in piccoli appezzamenti a coltura biologica e con metodi e strumenti dal sapore ancestrale. La quinoa, ancora prodotta per il 92% delle 82mila tonnellate totali, proprio in Perù e Bolivia, ha 5.000 anni di storia e, insieme a patata e mais è l’alimento base del mondo incaico, tanto che è conosciuto come “il grano d’oro”.
Lo chef Perbellini crede molto nell’educazione al gusto dei più piccoli, proprio per crescere con il piacere di mangiare bene e correttamente. Per il terzo anno consecutivo, infatti, ProgettoMondo Mlal organizza laboratori nelle scuole Primaria, Secondaria e Superiore in cui, lo chef Perbellini trasforma prodotti poveri o tendenzialmente poco amati dalle giovani generazioni in una vera riscoperta del gusto e di un’alimentazione corretta.
Per la campagna 2016, dedicata alla quinoa, il patron di Casa Perbellini, ha proposto una rivisitazione del sushi preparando con un’insalata di quinoa e gamberi all’alga Nori.

Giocava infine in casa lo chef Flavio Solorzano, patron del ristorante “Señorìo de Sulco” di Lima che, della quinoa, è uno dei massimi estimatori e intenditori e che su questo pseudocerale ha scritto anche una monografia.
A sostegno della campagna “Io non mangio da solo” e soprattutto delle comunità di agricoltori che, grazie all’intervento di ProgettoMondo Mlal stanno crescendo in capacità organizzativa, produttiva e commerciale, lo chef Solorzano ha donato un suo showcooking che in apertura della Fiera Mistura proponeva un hamburger di quinoa.
Per accompagnare infine la vendita di beneficienza organizzata dai volontari di ProgettoMondo Mlal, ha ideato un intero menu alla quinoa
: insalata di quinoa, frutta secca e mela, ceviche caldo a base di quinoa, e torta di quinoa.
Benché già molto di tendenza, non tutti conoscono o sanno cucinare la quinoa. Ma da oggi ci sono un po’ di cultura e solidarietà in più…

venerdì 14 ottobre 2016

La quinoa che farà crescere il mondo


Sostenere le comunità di piccoli produttori e l’agricoltura famigliare nei Paesi più poveri; promuovere modelli di sviluppo alternativi nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità; difendere la dignità dei contadini e, in special modo, il ruolo della donna, significa impegnarsi in maniera concreta e decisa nella grande sfida, che riguarda tutti noi, di vincere la fame ed eliminare la malnutrizione nel mondo.
Con questa convinzione l’ong ProgettoMondo Mlal, che da 50 anni è al fianco delle comunità contadine con interventi di promozione di uno sviluppo sostenibile, celebra la giornata mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre) con una nuova edizione della campagna “Io non mangio da solo” interamente dedicata alla quinoa e ai suoi produttori dei Paesi andini.
La quinoa viene infatti coltivata da 5mila anni in 3mila ecotipi e, insieme a patata e mais, è l’alimento base del mondo incaico. Ancora oggi Perù e Bolivia coprono il 92% della produzione mondiale con 82mila tonnellate.
Da sempre la quinoa garantisce anche sopravvivenza e piccole entrate alle comunità andine che producono almeno 50 specie di quinoa, ancora con tecnologie e sistemi ancestrali. L’agricoltura a livello familiare in piccoli appezzamenti e a maggioranza biologica garantisce dunque la conservazione di un altissimo grado di biodiversità e quindi il patrimonio genetico di questo grano.
A offrire un’ulteriore testimonianza di passione e di rispetto per il cibo, quest’anno la campagna conta anche sul sostegno di chef di primissimo piano: accanto allo chef bistellato Giancarlo Perbellini, testimonial storico di ProgettoMondo Mlal, quest’anno le 3 stelle Michelin, Massimo Bottura, da poco incoronato con la cucina del suo Osteria Francescana di Modena, il “primo ristorante al mondo”, e un emergente, come lo chef peruviano Flavio Solorzano, patron del ristorante “Señorìo de Sulco” di Lima e il giovane esperto di “cicchetti” alla quinoa, il veronese Federico Zonta del Tapasotto. Tutti hanno ideato delle speciali con gli ingredienti della campagna.
Il fine settimana del 15 e 16 ottobre è dunque tutto all’insegna della solidarietà del diritto al cibo e … della quinoa. I volontari di ProgettoMondo Mlal proporranno in diverse piazze e manifestazioni a Verona, Modena, Genova, Rovereto, Cuneo, Aosta, Piacenza, Brianza, Castelmassa, Como, sacchetti da 250 grammi di quinoa per raccogliere fondi e sostenere così i progetti di sicurezza e sovranità alimentare e le comunità andine che, tra mille fatiche, praticano un’agricoltura sostenibile e di tipo familiare.

La ricetta solidale dello chef Perbellini

16 ottobre Giornata Mondiale dell’Alimentazione 
La ricetta solidale dello chef Perbellini per ProgettoMondo Mlal 



Un'insalata gourmet di quinoa e gamberi è la ricetta solidale con cui lo chef bistellato Giancarlo Perbellini aderisce alla campagna "Io non mangio da solo" di ProgettoMondo Mlal, in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione (domenica 16 ottobre).
Da sempre la quinoa, gadget simbolo della campagna, garantisce sopravvivenza e piccole entrate alle comunità andine che producono almeno 50 specie di quinoa, ancora con tecnologie e sistemi ancestrali. L’agricoltura a livello familiare in piccoli appezzamenti e a maggioranza biologica assicura dunque la conservazione di un altissimo grado di biodiversità e quindi il patrimonio genetico di questo grano.
Sostenere le comunità di piccoli produttori e l’agricoltura famigliare nei Paesi più poveri; promuovere modelli di sviluppo alternativi nel rispetto dell’ambiente e della sostenibilità; difendere la dignità dei contadini e, in special modo, il ruolo della donna, significa impegnarsi in maniera concreta e decisa nella grande sfida, che riguarda tutti noi, di vincere la fame ed eliminare la malnutrizione nel mondo. Con questa convinzione l’ong ProgettoMondo Mlal, che da 50 anni è al fianco delle comunità contadine con interventi di promozione di uno sviluppo sostenibile.
Per tutto il fine settimana i volontari di ProgettoMondo Mlal distribuiranno, in cambio di una piccola offerta, pacchetti di quinoa solidale a sostegno dei propri progetti. www.progettomondomlal.org

venerdì 16 settembre 2016

Protagonista la Quinoa

Da 5.000 anni alimento di base della dieta delle popolazioni andine, la quinoa è protagonista della nuova campagna “Io non mangio da solo” di ProgettoMondo Mlal.
Il 16 ottobre Giornata Mondiale dell'alimentazione, sacchetti di quinoa andina verranno distribuiti da soci e volontari in cambio di una minima donazione a sostegno delle comunità degli altipiani andini che, in appezzamenti ristretti e con tecnologie e sistemi ancestrali, producono piccole quantità di almeno 50 specie di quinoa. Il che rende le comunità custodi del grandissimo patrimonio genetico di questo grano dall’alto valore nutrizionale. Inoltre la coltivazione della quinoa è tutt'ora a maggioranza biologica e ad altissimo grado di biodiversità. Perù e Bolivia coprono, con 82mila tonnellate, il 92% della produzione mondiale.
La quinoa vince la fame e la malnutrizione sui grandi altipiani andini e sarà il seme della solidarietà con cui insieme faremo crescere il mondo.
Partecipa alla campagna “Io non mangio da solo”, scegli la loro quinoa, mandaci una tua ricetta, dona un tuo sostegno alle comunità che, con mille fatiche e zero aiuti, si affidano da 5.000 anni a questa pianta.

inononmangiodasolo@mlal.org – dona subito: clicca qui

Uno chef re della quinoa

Sviluppo, cultura, opportunità e soprattutto sentimento. Sono le parole chiave dello chef Flavio Solorzano, patron del ristorante Señorío De Sulco di Lima e ospite a Mistura dello stand di ProgettoMondo Mlal Perù al fianco dei piccoli produttori della rete di economia solidale. “La gastronomia – dice lo chef- è innanzitutto un sentimento: e provando amore per la propria cucina si partecipa allo sviluppo del Paese. La cucina è infatti un motore di sviluppo sociale che, successivamente, diviene sviluppo economico”.
E poi pensando all’agricoltura famigliare che il Progetto “Sumaq Llankay” promuove sugli altipiani andini, lo chef dice: “Per la grande varietà del territorio, il Perù non consente coltivazioni di grande estensione e questo “salva” il territorio dalle mani delle grandi imprese. Per questo motivo sopravvivono meravigliosi spazi gestiti a livello familiare. Ed è in questo modo che la gastronomia contribuisce allo sviluppo economico e sociale del nostro paese”.
La cucina, quindi, ma dietro alla magia del piatto, lo chef vede prima di tutto l’agricoltura famigliare e, protagonista assoluto, il contadino: “Di fatto il campo è l’ambito in cui si apprende di più, proprio grazie all’esperienza diretta”.
“ll produttore agricolo – conclude Solorzano- può trarre grandi opportunità dalla cucina, soprattutto se la cucina, quella che fa innamorare e trasforma il prodotto in un buon piatto o in un buon bicchiere, è riconosciuta come una magia condivisa”.
Leggi l’intervista integrale a Flavio Solorzano,
di Federica Amato, servizio civile ProgettoMondo Mlal 2015-2016

La cucina peruviana non ha mai avuto tanta notorietà come in questo momento, crede sia un fenomeno di moda o qual è il suo vero stato di salute?
Sicuramente la cucina peruviana non ha mai avuto tanta notorietà come in questi ultimi 10 anni e la notorietà di per sé può essere un’arma a doppio taglio, ti fa sentire il migliore da un momento all’altro, così come un momento dopo puoi venire oscurato da un’altra cucina e così passi in secondo o terzo piano.
Dunque questa notorietà va accolta con orgoglio da parte dei peruviani e con molta responsabilità da noi chef. Sono certo che se ci mettiamo impegno e serietà ci sono tutte le condizioni perché questa notorietà sia sostenibile nel tempo, a cominciare dal fatto che disponiamo di tutto ciò di cui si ha bisogno per avere un’ottima cucina.
In questo senso il Perù ha cominciato a lavorarci già 30 anni fa. Ben due generazioni, cioè, la nostra e prima ancora quella dei nostri genitori hanno colto il potenziale della cucina peruviana. Questa terra benedetta, che ha nelle Ande la sua colonna vertebrale, ha un territorio con molte altitudini: non solo la costa e la foresta, ma una costa che, salendo di altitudine, si fa sempre più variegata e una foresta che può essere anche molto alta. Ciò regala al Perù una biodiversità molto ricca.
Inoltre, l’influenza culturale legata alla forte immigrazione ha arricchito molto la nostra cucina: il fatto che ciascuna cucina abbia due versioni, la versione originale del Paese di provenienza e la versione adattata al Perù, ha fatto sì che la proposta sia già molto varia in sé e con grandi aperture alle altre culture gastronomiche.
C’è una connessione virtuosa tra questa notorietà e lo sviluppo sostenibile del paese?Credo che per lo sviluppo del proprio Paese si debba tutti fare del proprio meglio. Anche il singolo cittadino deve provare orgoglio e fiducia per il proprio Paese. Si tratta di un sentimento, perché la gastronomia è un sentimento: anche il percepire come ottima la propria cucina fa sì che i cittadini si sentano coinvolti nello sviluppo del proprio paese. La cucina è insomma un motore di sviluppo sociale che, successivamente, diviene sviluppo economico.
Va sottolineato che il Perù è un paese essenzialmente agricolo, con più di 3 milioni di persone impegnate esclusivamente nelle campagne. A causa della grande varietà del territorio, il Perù non consente coltivazioni di grande estensione e questo “salva” il territorio dalle mani delle grandi imprese. Per questo motivo sopravvivono meravigliosi spazi gestiti a livello familiare. Ed è in questo modo che la gastronomia contribuisce allo sviluppo economico e sociale del Perù.
Quali sono le opportunità per i piccoli produttori locali in un contesto come questo?Il produttore locale gode di grandi opportunità se la cucina, quella che fa innamorare e trasforma il prodotto in un buon piatto o un buon bicchiere, è riconosciuta come una magia condivisa. Quattro giorni fa sono stato in una zona un po’ pericolosa del paese dove ho incontrato un signore che coltivava 36 varietà di avocado; chi può fare una cosa del genere è qualcuno che desidera ottenere il meglio da ciascuna stagione dell’anno, da qualsiasi clima e che si impegna perché il prodotto renda al meglio. È una questione di orgoglio, ci si sente una persona colta che conosce tutta la storia dei propri prodotti. Parlare con queste persone è straordinario. In zone come quella dove sono appena stato non ci sono solo semplici agricoltori, ma veri e propri conservatori.
Quali sono i prodotti che hanno maggiormente bisogno di essere valorizzati?Ci sarebbero moltissimi, innumerevoli prodotti. Esistono per esempio quasi 4000 varietà di patate e 600 varietà di yucca, di frutta ne esistono 150 tipi e ciascuno ha la proprie varietà; ad esempio, l’avocado ha circa 30 varietà, così come la lucuma e la chirimoya. Quando ho chiesto a un agricoltore di darmi un tipo di lucuma, mi disse “io conosco 35 varietà di lucuma e posso mescolare queste varietà per ottenere esattamente quello che desideri”. Persino chi apparentemente è un esperto, risulta non sapere quasi nulla di fronte ad un produttore. Un giornalista francese mi ha giustamente fatto notare come l’unica differenza tra un produttore francese e uno peruviano è che il primo è andato a scuola, sicuramente ha studiato all’università, è una persona con un reddito piuttosto alto, che conosce l’economia e sa fare affari, mentre il secondo non ha fatto nulla di tutto ciò, ma la grande conoscenza dei propri prodotti e della propria terra è lo stesso. Di fatto, il campo è lo spazio dove più si apprende, grazie all’esperienza diretta.
Tu hai scritto un libro sulla quínoa: perché tra tutti hai scelto questo prodotto?La quínoa mi ha dato la possibilità di non scegliere un unico prodotto, ma piuttosto un gruppo molto ampio con moltissime varietà. Per esempio, la patata, che ha un livello di consumo e apprezzamento molto alto, è già stata classificata in quanto prodotto organico. Era un peccato, e mi faceva persino arrabbiare, il fatto che la quínoa non avesse ricevuto la stessa attenzione: non può essere che un prodotto così versatile e con tale livello nutrizionale non sia conosciuto dalla comunità, non può essere che la gente passi a fianco di un prodotto con tante varietà e qualità e non lo consideri. Ora le cose stanno cambiando e finalmente anche la quínoa sta guadagnando ciò che merita.
Come si possono utilizzare le diverse varietà di quínoa?
Grazie alla ricerca che abbiamo fatto, abbiamo potuto scrivere un libro che contenga informazioni importanti sul prodotto. Il maggior contributo del libro è far sapere ai peruviani che hanno a disposizione molta quínoa e che è necessario organizzarla. In particolare, dal punto di vista gastronomico, la quínoa è organizzata in 4 famiglie (una famiglia è un gruppo molto ampio, all’interno del quale si incontrano diverse varietà: ad esempio, i tipi di patate sono molto pochi ma le varietà sono moltissime). I tipi di quínoa sono: quínoa brillante, quínoa bianca, quínoa trasparente, quínoa colorata. La gente dovrebbe conoscere e sapere come usare questi termini; per questo motivo, ultimamente i libri di cucina sono per fortuna ricchi non solo di ricette ma anche di utili informazioni.
Quali sono le caratteristiche e le proprietà delle diverse varietà di quínoa?Costantemente vengono fatti studi sulle varietà di quínoa; ad esempio, ora stiamo facendo uno studio sulla quínoa gialla, una varietà della famiglia della quínoa colorata. In maniera semplificata, le caratteristiche sono:
-      Quínoa brillante (quella che comunemente la gente chiama quínoa nera): preferibilmente viene utilizzata macinata perché ha una fibra molto dura, si usa per fare pane e biscotti, ha buone proprietà che permettono di pulire l’intestino
-      Quínoa bianca: è il tipo più versatile, si può utilizzare per qualsiasi tipo di preparazione
-      Quínoa colorata: come la bianca, è molto versatile, ma ha uno speciale sapore aggiuntivo dovuto alla sua pigmentazione. Ad esempio, ho appena sperimentato un dolce con una quínoa che viene chiamata “fucsia meraviglia”, non l’ho lavata per conservarne il colore ed è rimasta di un viola molto bello, l’ho usata per un dolce che è risultato molto saporito e con un gusto alla rosa.
-      Quínoa trasparente: si può utilizzare come la bianca, ma ha il vantaggio di essere perfetta per preparazioni liquide, fredde e dolci, poiché ha un pigmento di colore bianco e un po’ di amido che fanno in modo che il liquido diventi un po’ denso, con una consistenza maggiore, simile al latte.
Che suggerimenti darebbe ai produttori del progetto Sumaq Llankay per migliorare i propri prodotti e la loro commercializzazione?Che mi cerchino per fare cose insieme! Vorrei che sapessero che facciamo ricerca continua su temi che possono essere molto utili per loro.
Dove fa la spesa per la sua cucina?Io ho fornitori all’ingrosso e fornitori locali peruviani. In realtà alcuni prodotti non sono peruviani, compro ad esempio alcune cose in Europa, soprattutto dalla Spagna e dall’Italia. La quínoa la compro ad Ayacucho, Ica, Puno e Huaraz.
Al giorno d’oggi, c’è un’attenzione particolare al tema dell’educazione nutrizionale, della sovranità alimentare e della solidarietà da parte dei cuochi. Ad esempio, il testimonial di ProgettoMondo Mlal è lo chef 2 stelle Giancarlo Perbellini, con cui svolgiamo diverse attività educative nelle scuole e iniziative di solidarietà. Anche lei è impegnato o le piacerebbe esserlo, in questo senso?Non sono direttamente impegnato con qualcuno, ma quando mi invitano ad iniziative di questo genere sempre accetto volentieri. Attaverso APEGA, ad esempio, abbiamo realizzato alcune iniziative, lavorando con produttori di quínoa e di yuca, offrendo loro appoggio e presentando loro alcuni tipi di trasformazione del prodotto. Generalmente i produttori ricorrono alla trasformazione industriale, quello che vogliamo insegnare loro è che al posto di questa trasformazione sarebbe meglio utilizzare i prodotti in maniera pura, senza mescolarli con altri prodotti di qualità inferiore. Ad esempio, abbiamo insegnato loro che un prodotto fatto con la sola farina di quínoa ha un valore molto maggiore di un prodotto ottenuto dalla mescolanza di farina di quínoa con farina di grano.
Nell’ambito della giornata mondiale dell’alimentazione del 16 ottobre Le piacerebbe, dedicare una tua ricetta ai beneficiari del progetto Sumaq Llankay?Assolutamente sì, magari provando ad utilizzare tutti i prodotti del progetto.

lunedì 12 gennaio 2015

LE DONNE NUTRONO L’AFRICA



La terra del Kwango non è più terra madre, grassa e rossiccia; il suolo è sabbia, vi cresce solo l'erba alta e la paglia della savana che non è più foresta come lo era un tempo. Sulla strada verso Kimbau e Matari, nel sud della Diocesi di Kenge, per chilometri non si vedono più i grandi alberi secolari, ma solo arbusti spinosi. Il futuro è la desertificazione.
Eppure a Kenge 2, cresciuta sulle rive del grande fiume Wamba, la terra, fertilizzata dalle ninfee decomposte dall'acqua che scorre lentamente fra gli alberi è ancora madre. La palma da olio è un concentrato di vitamina A.
Quando, alla fine della stagione secca, comincia la siccità, e si fa sentire la fame, si assiste al miracolo di una farfalletta gialla che depone le uova prima dell'alba sull'erba bagnata di rugiada, da cui nascono dei bachi, le mindolo e le banguka, una fonte di proteine nobili, una vera manna dal cielo. Raccolte all'alba dai ragazzi della scuola, vengono strizzate, lavate, arrostite e possono essere mangiate anche dopo un anno.
Presso gli Yaka di Kenge 2, sono le donne che coltivano la terra madre e matrigna: partono per la foresta alle 4 del mattino per raccogliere la manioca e, per almeno 4 giorni, mettere a lavare nell'acqua corrente del fiume le sue radici rese amare dal cianuro in esse contenuto. Questo cianuro protegge la pianta dalle aggressioni dei roditori, ma se non viene eliminato provoca il Konzo, una paralisi irreversibile delle gambe.
La manioca si mangia tutta: radici e foglie. Le prime vengono trasformate in farina e polenta (luku), le seconde pestate fino a divenire una purea (saka-saka), il tutto ben condito con l'olio di palma.
La chikwanga è il pane di manioca, che viene avvolto sapientemente dalle donne nella foglia di banano e poi cotto a bagnomaria.
A Kenge 2, le donne lo preparano la sera, quindi aspettano che l'acqua si raffreddi, poi lo fanno asciugare e lo vendono ai lati delle strade dove i ragazzi della scuola lo acquistano a meno di 10 centesimi per il loro pasto di mezzogiorno.
La chikwanga può mantenersi fresca anche una settimana, e si combina bene con companatici poveri come la Mfumbwa, una foglie di color verde scuro molto dura e carnosa che va tritata fine per essere appetibile, ma che è ricca di ferro e vitamine. Le donne la cuociono nella burrosa pasta di arachidi che, molto più della soia, è ricca di proteine vegetali, acidi grassi essenziali e calorie.
Sono le donne che nutrono l'Africa: protagoniste di tutte le fasi dell'alimentazione della loro famiglia, dalla semina, al raccolto, alla lunga preparazione, fino al momento che imboccheranno i bambini, gli anziani e i malati.

Dott. ssa Chiara Castellani
Progetto Amici di Kenge
Repubblica democratica del Congo