mercoledì 31 ottobre 2012

Perù: Ghiotti di pannocchie di mais


una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!    

Già gli avi degli Incas andavano ghiotti di pannocchie di granoturco arrosto? Sembrerebbe proprio di sì! Un recente ritrovamento di fossili di mais nei siti archeologici della zona costiera di Paredones e Huaca Prieta, in Perù, indicherebbe che già 6.700 anni fa i nostri antenati cucinavano il granoturco.
Si tratta di una scoperta che porta incredibilmente alla luce l’evoluzione e i contesti culturali associati alla primordiale diffusione del mais in Sud America e il suo progressivo adattamento a nuovi habitat. Il mais -è ormai dimostrato- è una della più importanti e antiche colture addomesticate dall’uomo.
I 293 resti di granoturco analizzati dagli archeologi risalgono a un periodo che va dal 4700 al 1000 A.C. e costituiscono alcune tra le più antiche parti di mais ritrovate ad oggi, e sicuramente rappresentano una delle più grandi e morfologicamente diverse collezioni di specie meglio conservate.
Oggi, grazie agli studi fatti su questi campioni, abbiamo nuove e preziose informazioni sulla diffusione e uso del mais e della sua coltura agricoltura nel periodo preceramico, utilissime per capire lo sviluppo delle antiche civiltà preindustriali.
Si è così scoperto che la ricetta della pannocchia arrosto non era patrimonio di tutti, o che almeno sulla costa peruviana il mais a quel tempo non era un alimento così disponibile nella dieta quotidiana, almeno non quanto il pesce, i crostacei, le alghe, il leone marino, le piante selvatiche, la zucca, i fagioli o il peperoncino.
Nonostante ciò, rispetto alla specie trovata in Messico e risalente al 6700 AC, le caratteristiche delle specie di mais peruviane, più produttive e più facili da trasformare in cibo, testimoniano come l’uomo sia comunque intervenuto nella selezione del mais per migliorarne progressivamente la produttività. Il che indica come la coltura del mais fosse già diffusa e sviluppata.

martedì 30 ottobre 2012

Guatemala: Scuola e alimentazione

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(Gaia Consadori da Chimaltenango) - Quando all’alunno si garantisce un pasto a scuola, cala sensibilmente il dato di dell’abbandono scolastico e aumenta la frequenza quotidiana e il livello di attenzione alle lezioni è maggiore. “E’ una delle ragioni principali – sostengono maestri e direttori scolastici in Guatemala- per cui le famiglie mandano i figli a scuola”.
Dal 2008 il Ministero dell’Educazione guatemalteco (Mineduc) ha stabilito di destinare 0,10 € al giorno per ogni alunno delle scuole pubbliche urbane, e 0,16 € per gli alunni dei centri scolastici rurali, per la fornitura di una merenda scolastica. Una somma che in realtà copre appena l’acquisto di un bicchiere di atol (bevanda a base di mais) ed eventualmente di un frutto. Ciò nonostante, seppure rappresenti un apporto minimo, l’atol è comunque più nutriente della tazza di solo caffè che solitamente costituisce la colazione mattutina della maggior parte dei bambini guatemaltechi.
Però, secondo una recente inchiesta del giornale El Periodico, il nuovo governo guatemalteco, non solo ha tagliato i fondi destinati al programma di alimentazione scolastica, ma ad agosto aveva erogato solo un terzo dei fondi previsti per il 2012.
Nei primi 7 mesi dell’anno il Ministero ha inviato una media di 0,064 € al giorno per bambino nelle scuole elementari e 0,061€ all’asilo: circa la metà di quanto come Ministero di Educazione si sarebbe obbligato ad assegnare.
A fine luglio, e nonostante l’importanza del programma, i fondi sono stati ulteriormente. Dall’avvio del programma di merenda scolastica nel 2008, quest’anno è il peggiore.
Secondo i calcoli fatti dall’Istituto Centroamericano de Estudios Fiscales (Icefi) il budget, assegnato in Guatemala per la merenda, garantisce solo il 22% del fabbisogno giornaliero di calorie mentre la media latinoamericana è del 31%.
Inoltre, i pochi fondi stanziati, arrivano molto in ritardo. La maggior parte delle scuole in febbraio ha ricevuto fondi per 30 giorni di scuola con i quali i direttori sono riusciti a fornire la merenda fino a metà di aprile riducendo di molto le razioni per bimbo. Poi più nulla.
Per garantire il servizio alcuni insegnanti hanno fatto gli acquisti a credito, altri hanno chiesto il contributo delle famiglie, altri ancora, visto che i fondi anticipati in passato non sono mai stati rimborsati da parte del Ministero, non garantiscono più il servizio della merenda.
Quasi tutti sono abituati allo stato di penuria, e cercano di valorizzare al meglio i pochi fondi, magari coinvolgendo gli stessi genitori che a turno sono incaricati di cucinare e ridurre la distribuzione della merenda a sole 2 o 3 volte alla settimana, riuscendo ad arrivare in questo modo a coprire fino a 50 o 60 giorni.
A questa grave situazione negli ultimi mesi ha supplito il progetto Edad de Oro Montecristo che, attraverso il programma “Nutriendo con Amor”, ha garantito mensilmente alle scuole, coinvolte nel progetto, gli ingredienti di base come mais, fagioli, riso oltre a zucchero, sale, latte e incaparina (composta da farina di mais, soia, vitamine e minerali dall’alto valore nutrizionale), ma anche verdure e frutta locale che, seppure reperibile facilmente, non si è abituati a consumare nelle comunità.
Gruppi di donne (spesso madri degli alunni) hanno inoltre partecipato ai corsi organizzati e impartiti dalle cuoche specializzate del Centro Monte Cristo per la preparazione di alimenti e ora dispongono di ricettari compilati sulla base delle indicazioni fornite dalla nutrizionista, adeguati perciò a ciascuna comunità scolastica.
E sono questi stessi ricettari, e i relativi protocolli alimentari, a dare particolare valore alla somministrazione di colazioni e merende dall’alto valore nutritivo che, corrispondano ai gusti locali e, nello stesso tempo, utilizzino le materie prime disponibili nelle diverse comunità.

lunedì 29 ottobre 2012

Haiti: Metà della popolazione ha ancora fame

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(Petra Bonometti da Fonds Verettes) - Secondo l’ultimo studio del Coordinamento Nazionale per la Sicurezza Alimentare di Haiti, tra aprile e maggio 2012, il 45% delle famiglie (4,5 milioni di haitiani) vive ancora una situazione di “insicurezza alimentare”. Le aree più colpite sono quelle del Centro e del Sud-Est e 3 dei nostri progetti si trovano precisamente in queste zone. E quest’anno la stagione agricola non è stata sufficientemente abbondante per contribuire a migliorare questa situazione.
I raccolti estivi sono stati infatti danneggiati dal clima particolarmente secco della stagione anticiclonica: la produzione di mais, una delle maggiori risorse alimentari della popolazione locale, si è arrestata al di sotto dei livelli medi dello scorso anno. Nel frattempo, però, proprio a causa del calo nella produzione il suo prezzo cresce, a tutto svantaggio della sicurezza alimentare delle famiglie.
Inoltre, la stagione ciclonica, l’alto costo dei fertilizzanti e la ridotta disponibilità delle risorse produttive agricole, hanno colpito duramente anche le altre produzioni nazionali.
Così, se nel complesso, si denota una tendenza al miglioramento nell’accesso alle risorse alimentari rispetto al 2010, anno del terremoto, nello specifico questo accesso continua a essere negato a quasi la metà della popolazione.
Ugualmente con i dati del colera: seppure risulti meno invasivo, secondo la Fao, negli ultimi tre mesi del 2012 sono stati segnalati 380 casi di morte in più e 45.000 nuove infezioni.
La situazione permane dunque estremamente dura e precaria.

sabato 27 ottobre 2012

America Latina e Caraibi: il panorama di sicurezza alimentare e nutrizionale

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Il forte aumento dei prezzi dei generi alimentari del 2008 ha lasciato milioni di famiglie più vulnerabili, senza protezione, e molti governi non sono stati in grado di reagire in tempo perché privi delle istituzioni pubbliche necessarie a rafforzare i programmi di protezione sociale.
A loro volta, gli agricoltori che nel 2008 avevano seminato comprando semi a prezzi elevati, con l'aspettativa di guadagni che consentissero loro di recuperare l'investimento, al momento del raccolto hanno dovuto accettare prezzi di vendita inferiori ai costi di produzione.
A partire dal giugno 2010, i prezzi del cibo sono iniziati ad aumentare, e nell'agosto 2011 i prezzi dei prodotti alimentari sono arrivati al 130% in più rispetto alla media del periodo 2000-2005. Questo ulteriore livello di prezzi è addirittura superiore al 3,1% del picco toccato nel giugno 2008, durante la crisi finanziaria ed economica.
Secondo le previsioni della FAO e dell'OCSE, i prezzi resteranno alti e volatili anche nei prossimi anni. Questo è lo scenario in cui ci muoviamo. L'incertezza causata dalla volatilità dai prezzi elevati, combinato con il basso grado di concorrenza di molti dei mercati alimentari, significa che dei prezzi elevati non beneficeranno molti degli agricoltori, in particolare le famiglie di agricoltori, mentre vengono trasferiti più direttamente ai consumatori. Ciò limita la capacità di risposta dei produttori ai prezzi elevati e aumenta la vulnerabilità di insicurezza alimentare dei più poveri.
Le prospettive economiche e finanziarie rimangono imprevedibili. L'incertezza si manifesta con un aumento del rischio per la sicurezza alimentare delle popolazioni vulnerabili in America Latina e nella regione dei Caraibi. Qui 52 milioni e mezzo di persone soffrono la fame, il 9% della popolazione totale.
Al di là della situazione congiunturale, ciò che caratterizza questo nuovo periodo di crisi è l’ampio dibattito internazionale sui fondamenti e i limiti strutturali dello stile di sviluppo dominante. Sotto accusa è la posizione dominante di un mercato incontrollato, alimentato da un processo di globalizzazione che non ha meccanismi di governance, che è diventato il marchio di disuguaglianza nel nostro tempo.
Ormai nessuno mette in dubbio il fatto che la crescita delle economie sia necessario per migliorare le condizioni di vita della popolazione e di creare posti di lavoro.
Tuttavia, cresce il consenso politico e sociale attorno all’idea che questa crescita non sia sufficiente di per sé, a causa delle profonde disuguaglianze nella distribuzione del reddito. Risultato di tutto ció e delle lezioni da parte di Paesi che hanno saputo meglio attutire l'impatto della crisi sulla sicurezza alimentare, è che le società latino-americane chiedono un ruolo maggiore dello Stato, un nuovo equilibrio tra mercato, società e Stato, in cui quest'ultimo svolga un ruolo di regolatore e più efficienti nella fornitura di beni pubblici.

venerdì 26 ottobre 2012

Mozambico: Siccità, malnutrizione e pessima igiene

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(Francesca Grego da Nampula) - Nel Nord del Mozambico non piove dal maggio scorso. Il paesaggio è passato dal verde smeraldo al giallo topazio. Le temperature stanno aumentando vertiginosamente. È secco. Fa caldo e non piove, non ancora.
Nampula in questi mesi fronteggia un problema che, per la verità, non l’abbandona tutto l’anno: la siccità. L’acqua manca nelle case dei mozambicani, degli stranieri, di tutti. Manca negli hotel e nei ristoranti, nei bairros e nelle carceri. Ogni goccia è contata, è preziosa. E la mancanza d’acqua mette in crisi anche l’agricoltura, principale fonte di reddito del Paese. Questo, oltre a rappresentare un duro colpo per l’economia generale, alimenta drasticamente il problema della malnutrizione, soprattutto quella infantile.
Sono 144.000 i bambini che muoiono ogni anno qui, in Mozambico. Perché la malnutrizione incide sensibilmente anche sulle malattie: i bambini morti per la malaria sono il 19%, per la polmonite il 21%, a causa del colera il 17%, dell’Aids il 13%.
La malnutrizione si associa ovviamente alle pessime condizioni igieniche. Le strade di Nampula sono delle vere discariche. La quantità di rifiuti che si incontra per le vie della città è tanto impressionante che si arriva, paradossalmente, a non farci quasi più caso.
Fuori dall’enorme cancello di casa mia, sulla sinistra, c’è un cumulo di immondizia perenne che rende l’aria irrespirabile. A volte brucia, e la puzza entra in casa, in camera da letto.
Tutti i giorni scavalco quella spazzatura per entrare in cortile, e tutti i giorni la scena è sempre la stessa: persone di entrambi i sessi, ma dall’età indefinibile, che rovistano in quell’ammasso di rifiuti alla ricerca di qualcosa da mangiare, qualche avanzo, qualche scarto.
Da 7 mesi cammino con la macchina fotografica nella borsa, sempre pronta a documentare la quotidianità di quell’inferno ma mi manca sempre il coraggio. E a testa bassa, protetta dai miei pensieri, chiudo gli occhi e passo oltre.

giovedì 25 ottobre 2012

Burkina Faso: Ecco il barometro della nutrizione

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(Marianna Mormile da Gaoua) - Il 2012 è stato un anno critico per la nutrizione. Un terzo dei bambini dei Paesi in via di Sviluppo soffre di ritardo nella crescita, con conseguenti effetti negativi e irreversibili sul potenziale cognitivo e psicologico, la salute, i risultati scolastici, e così per tutta la vita.
Con l’obiettivo di valutare i progressi compiuti nel miglioramento della nutrizione, e per definire meglio le misure critiche necessarie a realizzare gli obiettivi del 2025, Save The Children e World Vision hanno realizzato il “barometro della nutrizione”.
Il barometro della nutrizione è uno strumento che fornisce un’anteprima degli impegni politici e finanziari in materia di nutrizione nei 36 Paesi che ospitano il 90% dei malnutriti. Da questa ricerca è risultato che i 3 Paesi che stanno facendo i maggiori sforzi sono il Guatemala, il Malawi e il Perù, mentre i meni impegnati risultano essere la Repubblica Democratica del Congo, l’India e lo Yemen. Il barometro valuta l’impegno politico e giuridico dei governi nell’approcciarsi alla tematica della malnutrizione, tenendo conto anche dell’importante ruolo che riguardo a questa ricopre la società civile.
Il Burkina Faso, secondo i criteri del barometro, figura avere un impegno solido nella lotta alla malnutrizione, anche se i risultati lo localizzano ancora tra i Paesi emergenti. In effetti il gruppo d’interesse sulla nutrizione, a cui insieme ad altri organismi della società civile, finanziatori, rappresentanze di organismi come l’Oms, il Ministero della Salute e l’Unicef, partecipa attivamente ProgettoMondo Mlal, è di creazione recente per trarre già i risultati. L’obiettivo di questo gruppo è di però molto importante, si tratta di condividere le esperienze e le opportunità legate alla nutrizione, ma ancora più prezioso è l’analisi dedicata a valutare gli interventi dei diversi attori, così da elaborare una proposta da integrare stabilmente nelle politiche sanitarie del Paese.
È un lavoro che permetterà a noi di incidere realmente sulla politica sanitaria del Burkina, riconoscendoci anche nell’approccio e negli obiettivi comuni da raggiungere per un miglioramento della crescita dei bambini e quindi della popolazione.

mercoledì 24 ottobre 2012

Bolivia: Dacci oggi il nostro pane

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(Stefano Scrocco da Cochabamba) – Ormai sono 6 anni che il governo di Evo Morales ribadisce il diritto dei boliviani a potere acquistare e consumare il proprio pane ogni giorno, ma questo, purtroppo, ancora non è possibile per una larga fetta della popolazione.
I motivi sono più di uno: innanzitutto perché l’offerta di grano nazionale copre solamente ¼ della domanda nazionale, e questo per fattori climatici, per mancanza di una legislazione adeguata e infine per l’insufficiente sostegno economico e finanziario offerto al settore.
A questi fattori va aggiunto che anche l’acquisto di grano estero è difficilmente sostenibile. Il prezzo di 1 tonnellata di grano proveniente dall’Argentina, è infatti raddoppiato nell’arco di un anno: da 180 US$ del 2011 a 360 US$ di oggi!
Dunque il pane, il cibo base per eccellenza, non arriva ancora su molte tavole boliviane, con tutti i problemi che ne derivano e che influiscono pesantemente sulla crescita della popolazione boliviana, e soprattutto rendono ancora più lontano l’obiettivo di sicurezza alimentare, se non la sovranità alimentare, del Paese andino.
APT, l’Associazione di Produttori di Grano che ProgettoMondo Mlal accompagna nella crescita professionale e produttiva, però “non mangia da solo”! Al contrario, proprio per ampliare ad altri commensali la tavola nazionale, produce grano 100% made in Bolivia, ne promuove la lavorazione e trasformazione in più prodotti derivati dalla farina (pane, empanadas, biscotti), ne sta sviluppando la commercializzazione con nuovi servizi di vendita porta a porta, presenza nei mercati settimanali e nei pressi delle scuole di Cochabamba. E ProgettoMondo Mlal con il programma “Vita campesina” è al suo fianco.

martedì 23 ottobre 2012

Perù: Al via il programma “Bambini robusti”

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(Mario Mancini da Lima) – Un nuovo programma del governo peruviano trasforma la vecchia idea di “sussidio alimentare” in un originale concetto educativo di alimentazione scolastica. Entro il 2016 –è questa la promessa- verranno coinvolti 3,9 milioni di bambini delle scuole primarie e secondarie.
Il Consiglio dei Ministri ha stabilito dunque di dismettere entro il 31 dicembre il Programma Nazionale di Assistenza alimentare (Pronaa) e contestualmente di avviare la nuova iniziativa “Qali Warma” (bambino robusto, in lingua quechua).
Il ministro allo Sviluppo e Integrazione sociale, Carolina Trivelli, ha confessato che si è trattato di una decisione “molto difficile”, presa “per il futuro dei programmi sociali, nel contesto della riforma e dell'efficienza”.
Per quanto riguarda il nuovo programma, i primi servizi saranno offerti, a partire dal prossimo anno, ai bambini tra i 3 ei 12 anni delle scuole pubbliche. Il programma di alimentazione scolare Qali Warma fornirà la prima colazione e il pranzo, secondo menù nutrienti basati sulla produzione locale e che stimoleranno il consumo di grani andini come la quinoa e altri.
Si tratta di un’iniziativa che vuole capovolgere la logica attuale, e che punta soprattutto a risultati in termini di migliore alimentazione e di maggiore diversità alimentare, con una priorità alla partecipazione della comunità educativa perché si faccia carico di migliorare le abitudini alimentari dei bambini e promuovere lo sviluppo e la valorizzazione delle cucine regionali.

lunedì 22 ottobre 2012

Per chi mangia da solo

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Sei grandi pannelli interattivi con altrettanti grandi quesiti: Chi ha fame? Quali sono le cause della fame nel mondo? Dove si produce, dove e come si mangia? Quanto viaggia il cibo? Chi ci guadagna e chi ci perde? Cosa si può fare per capovolgere i disequilibri di oggi? A queste risposte, grazie al supporto della mostra, proveranno a rispondere gli stessi visitatori. E se anche riuscissero a dare delle risposte esaustive, senz’altro avranno raccolto nuovi preziosi elementi su cui ragionare, costruire un approfondimento, farsi una propria opinione sulle politiche della grande produzione e sulle crisi alimentari ormai globali, così da riflettere anche sulle proprie abitudini e su quelle della propria famiglia. Per essere insieme cittadini del mondo più responsabili.
Mangiare bene, mangiare tutti è la mostra proposta da ProgettoMondo Mlal in seno alla campagna sul Diritto al cibo, alla sicurezza e sovranità alimentare in tutti i Paesi dal mondo, e vuole essere un invito a saperne di più e divenire consapevoli del proprio agire, per contribuire in prima persona al cambiamento, in modo che nessuno mangi più “da solo”, appunto.
Quale strumento didattico, la mostra si presta molto a essere ospitata e visitata dalle scuole, e a più livelli (secondo ciclo della Primaria e ciclo Secondaria inferiore), sia quale approfondimento in integrazione allo stesso tema previsto dal Pof, sia come spunto educativo trasversale alle diverse discipline. Tema e strumento hanno tutti i presupposti per coinvolgere le giovani generazioni e renderle maggiormente consapevoli del proprio presente e futuro. Un obiettivo che la Ong ProgettoMondo Mlal ha sposato appieno con la campagna “Io non mangio da solo”. L’idea è che, accanto a tutto ciò che ci riguarda molto da vicino nella vita di ogni giorno, il protagonismo dei giovani possa crescere anche nella solidarietà internazionale, magari facendosi essi stessi promotori di iniziative a supporto di 10 Progetti per la sicurezza alimenatre delle comunità di Bolivia, Perù, Haiti, Guatemala, Burkina Faso e Mozambico.

Per l’affitto o visita della Mostra verrà chiesta una piccola offerta al singolo visitatore.
Per info: ProgettoMondo Mlal 045 8102105 - educazione@mlal.org

sabato 20 ottobre 2012

Guatemala: Il programma Fame Zero

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(Gaia Consadori da Chimaltenango) - Ufficialmente il tema della sicurezza alimentare e nutrizionale occupa un buon rilievo nell’agenda politica del presidente Otto Pèrez Molina, alla guida del governo guatemalteco dallo scorso 14 gennaio. Pèrez Molina ha infatti annunciato il suo Programma “Fame Zero” con cui, nei prossimi 4 anni di legislatura, intende ridurre del 10% i livelli di denutrizione che colpiscono oggi 1 bambino su 2.
Parallelamente –dice Perez Molina- parteciperà al “Frente parlamentario contra el hambre”, la rete che, creata nel 2009, riunisce legislatori regionali e nazionali ed esponenti della società civile di diversi paesi di America Latina e Caraibi (Brasile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua, Paraguay, Repubblica Dominicana e Uruguay).
E proprio in Guatemala, lo scorso 30 e 31 agosto, ha avuto luogo il 3° Foro che aveva come tema centrale quello del ruolo della società civile nello sviluppo di leggi che garantiscano la sicurezza alimentare della popolazione.
Seppure le Organizzazioni, solitamente piuttosto critiche con i governi, riconoscono l’importanza che si sta dando al tema, e i tentativi in corso per coinvolgere ampi settori della popolazione, allo stesso tempo mettono però in guardia l’opinione pubblica sul rischio che tutto ciò si riduca a uno show politico per dare massima visibilità al poco che si fa, senza approfondire invece i programmi nazionali, e di ampia copertura territoriale e di beneficiari (Hambre cero lavora in 166 municipi prioritari).
“Dare priorità al tema della lotta alla malnutrizione –sostengono anche gli osservatori internazionali - senza aumentare i fondi, anzi riducendoli e non risolvendo i problemi che ostacolano esecuzione ed erogazione dei fondi, non contribuirà di certo a ridurre i dati che ogni anno confermano una situazione ormai cronica”.

venerdì 19 ottobre 2012

91 ricette per non mangiare da soli

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Se la paura fa 90, la paura della fame si può vincere anche con 91 ricette di cucina! Questo è infatti il beneaugurante numero di food blogger che con generosità http://spilucchino.blogspot.it/personale e impegno professionale hanno partecipato al contest lanciato a sostegno della nostra campagna “Io non mangio da solo” dal blog Lo spilucchino di Virginia Portioli.
Per un mese le più belle firme di cucina sul web si sono date battaglia a colpi di bontà. Bontà di ricette, bontà loro e bontà ... del pane. Questo era infatti l'alimento, simbolo per eccellenza di condivisione e umanità, da recuperare, valorizzare e celebrare, attraverso delle ricette.
La posta in gioco era alta: costruire un calendario con 12 ricette fatte con il pane grazie al quale poi raccogliere fondi per finanziare 10 nostri programmi di sicurezza e sovranità alimentare in Bolivia, Perù, Guatemala, Haiti, Burkina Faso e Mozambico.
Tutte le food blogger che hanno raccolto la sfida si sono messe in gioco con tale passione e senso di responsabilità che hanno sorpreso noi stessi.
Tra i criteri di selezione infatti, molta parte ha avuto la condivisione dell'obiettivo da raggiungere e la fiducia e affetto accordato al nostro quarantennale impegno in America Latina e Africa. Un risultato tutt'altro che scontato in un settore di professionisti!
E a ProgettoMondo Mlal piace sottolineare che è il primo risultato prezioso di questa operazione di comunicazione e che sarà ottima legna per alimentare i 10 progetti della campagna e contribuire a ridurre la fame nel mondo.
Veniamo agli altri risultati che possiamo dire di avere già raggiunto: oggi abbiamo tutti gli ingredienti per sfornare il calendario 2013 "buono come il pane" e anche per cucinare una bellissima pubblicazione con tutte le ricette presentate al concorso.
Se la giuria premierà a breve le 12 ricette vincitrici, noi cominciamo con il citare e ringraziare pubblicamente le 12 protagoniste che attraverso il loro contributo porteranno i valori della solidarietà internazionale e l'impegno concreto di ProgettoMondo Mlal in difesa del diritto al cibo in tutte le cucine d'Italia:

Genny Gallo, Giulia Scarpaleggia, Sara Melocchi, Iolanda Podio, Donatella Bochicchio, Rebecca Eboria, Dauliana Davoli, Gaia Innocenti, Patrizia Miceli, Laura Gioia, Chiara Bellasio, Sarah Brunella


Qui di seguito il blog di ciascuna, linkato direttamente alla ricetta che ha partecipato al contest...


http://www.alcibocommestibile.com

 

 

 

http://www.cookandthecity.it/

 

   

http://tentazionirresistibili.blogspot.it/


 


 

 


 

  

 

 

 





giovedì 18 ottobre 2012

Haiti: Orti scolastici per imparare a vincere la fame

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(Marco Bordignon da Port au Prince) - Secondo le stime Unicef, ancora prima del terremoto del gennaio 2010, il tasso di malnutrizione tra i bambini di Haiti era tra i più alti della regione Sud America – Caraibi.
Già nel 2005, 1 bambino su 3 sotto ai 5 anni, aveva problemi alla crescita o era cronicamente malnutrito, mentre 6 su 10 presentavano segni di anemia. Inoltre, un quarto dei nuovi nati era sottopeso.
Una più recente inchiesta dell’Unicef mostra però alcuni segnali di inversione di tendenza: una diminuzione nei livelli di malnutrizione nei bambini tra 6 e 59 mesi. I problemi di crescita sembrano regredire del 23.4% mentre la malnutrizione acuta e severa sono in diminuzione del 4.1 e 1% rispettivamente. La percentuale di bambini con un peso troppo basso è scesa dal 18%, del periodo 2005-2006, al 10.6% del 2012. Pur tuttavia, a questi segnali incoraggianti, si contrappongono i dati diffusi dalla campagna governativa «Aba Grangou» (abbasso la fame), avviata nel gennaio di quest’anno: 4 milioni di haitiani, cioè il 38% della popolazione, ha risorse inadeguate per produrre, o acquistare, cibo. 1.1 milioni di persone, l’ 11% della popolazione, soffre direttamente la fame e arriva a stento a procurarsi un pasto al giorno.
Negli ultimi dieci anni, secondo un documento diffuso dal Ministero della Sanità, la malnutrizione è in aumento. Il 30% dei bambini con meno di 5 anni soffre di malnutrizione cronica, il 50% delle donne in gravidanza e il 70% dei bambini con meno di 5 anni soffrono di anemia, mentre il 70% dei bambini tra 6 e 12 mesi soffrono di carenza di iodio. Haiti, nonostante sia un Paese prevalentemente agricolo, importa più della metà del cibo consumato e l’80% del riso consumato dalla popolazione. Sicurezza alimentare e malnutrizione sono due problemi che si incrociano, e investono le componenti più fragili e soggette a vulnerabilità della società haitiana, bambini e donne in gravidanza.
Una delle possibili risposte parte dal basso, cioè da comunità locali e scuole. Nella cittadina di Léogane ProgettoMondo Mlal continua la sua attività di avvio e sostegno degli orti delle 8 scuole della Terza Sezione comunale (30.000 abitanti), come previsto dal progetto Scuole per la Rinascita. L’iniziativa degli orti scolastici ha una parte teorica, rivolta agli alunni delle Primarie (classi quarta, quinta e sesta), con cui vengono insegnate alcune buone pratiche ambientali e trasmessi alcuni concetti base dell’ecologia. Segue poi la fase pratica in cui bambini, insegnanti e genitori, aiutati dall’equipe del Progetto, preparano il terreno e avviano delle vere e proprie coltivazioni.
Dallo scorso mese di agosto 5 delle 8 scuole hanno iniziato ad attrezzarsi per le colture della prossima stagione. L’attività, avviata nel 2011, coinvolge attualmente 1.900 alunni e circa 80 insegnanti
(Nella foto del settembre 2012, la risistemazione degli orti nelle scuole Methodiste de Melier e Institution Mixte de Myrdud).

mercoledì 17 ottobre 2012

Mozambico: Le madri povere avranno figli a rischio

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(Martina Adami da Nampula) – In un Paese dove la povertà assoluta sfiora il 70%, dove i piatti più diffusi sono la polenta bianca e il riso, come può una madre provvedere al sostentamento del proprio figlio se lei stessa è la prima a essere sottonutrita?
“Aveva le sembianze di una bambina – è infatti l’ennesima testimonianza dell’infermiera che l’aveva accolta e che poi l’ha anche vista spegnersi – e le sue braccia non riuscivano a tenere nemmeno in grembo il suo bambino. Tanto era magra! Una mamma denutrita non potrà che partorire un bambino denutrito…”.
In Mozambico, il 43% dei bambini di età inferiore ai 5 anni ha una statura più bassa rispetto a quella della sua età. Questi vengono classificati come bambini che soffrono di sottonutrizione cronica. Mentre il 6% soffre di sottonutrizione acuta, il che significa che ha un peso troppo basso per la sua altezza.
La sottonutrizione in Mozambico ha i valori minimi nei bambini dagli 0 ai 6 mesi (27%) e cresce fino a raggiungere il picco nei piccoli tra i 24 e i 35 mesi (49%).
I bambini che vivono nelle zone  rurali sono più portati alla sottonutrizione rispetto a quelli che vivono nelle aree urbane, in una porzione rispettivamente del 35% e del 46%.
Le regioni del nord del Mozambico sono quelle che registrano il tasso più elevato di bambini considerati bassi in relazione alla loro età, e la provincia di Nampula, dove lavora ProgettoMondo Mlal, spicca con un tasso addirittura del 55%.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità con Unicef promuove da oltre 30 anni il consumo di latte materno, considerato l’elemento più completo per un bambino nei primi 2 anni di vita, e impone regole rigide per quanto riguarda la commercializzazione di latte artificiale.
Nonostante il Mozambico abbia aderito a queste iniziative, stilando un proprio Codice nazionale di Buone Pratiche sulla tutela della salute e sulla promozione dell’allattamento materno, la politica economica degli ultimi anni ha gradualmente introdotto abitudini volte a pubblicizzare e diffondere prodotti alimentari artificiali, mettendo così a rischio la salute dei bambini sotto i 5 anni. E delle loro madri.

martedì 16 ottobre 2012

Italia: Contro la fame noi scommettiamo a Sud

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(Valentino Piazza, direttore ProgettoMondo Mlal) – La nostra scommessa è contare proprio sulle comunità di Africa e America Latina per dare voce alle realtà più povere e più deboli, quelle che più facilmente diventano invisibili e vengono pertanto dimenticate dai governi e dall’economia globale, escluse dai grandi programmi governativi.
Perché queste donne e questi uomini, paradossalmente, possono trasformarsi nella migliore e più efficace soluzione al problema. Unendo le forze e organizzandosi, queste famiglie possono diventare il motore di una agricoltura capace, non solo di garantire la sicurezza alimentare di quanti ci lavorano, ma anche di generare un surplus da vendere poi nei mercati, migliorando così la disponibilità di cibo per l’intera comunità.
La nostra esperienza in Africa e in America Latina è ricca di esempi che dimostrano come questo sia realmente possibile!
Il progetto “Mamma” in Burkina Faso è ad esempio un intervento sociosanitario integrato di prevenzione della malnutrizione, che comincia fin dall’ultimo periodo di gravidanza, passando per la promozione dei parti assistiti, per arrivare al monitoraggio capillare della crescita dei bambini durante primi 2 anni di vita.
In questo acso, vero motore del progetto, sono le “cellule nutrizionali”, ovvero gruppi di donne volontarie che, con l’assistenza degli inferimeri del progetto, gestiscono direttamente le attività di prevenzione a livello di singolo villaggio, curando direttamente i casi di malnutrizione allo stadio iniziale e segnalando invece ai Centri di Salute i casi di malnutrizione più gravi.
In Bolivia, grazie al progetto “Figli della miniera”, abbiamo invece introdotto il programma “merenda scolastica” nelle scuole di una regione rurale isolata che assicura cioè un pasto caldo a tutti i bambini delle scuole elementari.
La novità di questo progetto è però un’altra: gli alimenti utilizzati per la merenda scolastica non provengono dagli aiuti alimentari internazionali (spesso di origine straniera e con problemi oggettivi di qualità legati ai lunghi periodi di trasporto e alle condizioni di immagazzinamento), ma vengono forniti da un’associazione locale di piccoli produttori agricoli e, a partire dalle loro stesse produzioni agricole che come associazione hanno imparato a valorizzare, lavorandole e producendo farine multivitaminitiche e ad alto potere nutrizionale.
Gli ottimi risultati di questo progetto ci hanno spinto a replicarlo anche in altri Paesi. E così la merenda scolastica è stata introdotta con successo anche in Guatemala con il progetto “Edad de Oro” e ad Haiti nell’ambito del programma “Scuole per la rinascita”, un programma lanciato subito dopo il terribile terremoto del gennaio 2010, che abbina alla ricostruzione di 4 scuole l’avvio e cura di orti comunitari che diano sostenibilità alle mense scolastiche e costituiscano un laboratorio naturale per insegnare ai piccoli alunni basilari concetti di educazione alimentare e produzione agricola.
Sempre in questo ambito ricordiamo poi il progetto “Il mestiere di crescere” in Perù. Destinatari delle nostre attività sono in questo caso i bambini che fanno piccoli lavori informali nelle periferie di Lima. Qui le associazioni che tutelano i diritti dei bambini lavoratori, aiutate da alcune volontarie, gestiscono delle mense popolari che forniscono quotidianamente a questi bambini che vivono essenzialmente in strada un pasto equilibrato a un prezzo molto contenuto e pertanto accessibile. Con un alto valore educativo consideriamo anche l’intervento “Acqua” in Burkina Faso dove, in 62 scuole delle 3 regioni più povere del Paese africano, facciamo campagne di igiene e salute rivolte ai più piccoli, e collaboriamo alla costruzione di servici igienici adeguati e fonti pubbliche di approvigionamento di acqua potabile.
Un secondo gruppo di nostri progetti affronta il tema della sicurezza alimentare nelle aree rurali, in un’ottica di sovranità.
Il programma “Bolivia Campesina”, da dieci anni sta rafforzando le Organizzazioni Economiche Contadine in diversi dipartimenti del Paese latinoamericano, con risultati concreti in termini di aumento delle produzioni agricole alimentari, avvio di piccoli impianti agroindustriali a gestione cooperativa, commercializzazione associata a un nuovo marchio per produzioni “a kilometro 0”.
Sempre in Bolivia, il nuovo progetto “Qutapiquiña” apre un nuovo importate ambito di lavoro: quello delle produzioni agricole a forte contenuto ambientale. In una regione isolata dell’altipiano andino, tra i 3mila e i 4mila metri di altitudine, cioè, il progetto valorizzerà la produzione di lana di vigogna realizzata dalla locale orgranizzazione contadina. La vigogna è un animale che non è mai stato addomesticato. Il filato della sua lana è estremamente preziosa e l’unico modo per produrla è tutelare la popolazione di questo animale, conservando l’ambiente naturale in cui vive e mitigando i danni provocati dal cambiamento climatico.
Ad Haiti, i progetti “Piatto di Sicurezza” e “Nuove Energie” affrontano in modo integrato il tema della sicurezza alimentare e dell’accesso all’energia, da parte delle famiglie contadine, in un’ottica di salvaguardia e di recupero dell’ambiente.
Haiti è infatti il Paese più disboscato in assoluto al mondo e vive una forte crisi ambientale che ogni anno riduce la terra coltivabile redendola meno fertile.
Qui, aumentare la produzione di prodotti agricoli alimentari, passa necessariamente per un recupero dei suoli degradati e per la loro protezione attraverso azioni di riforestazione. Infine un progetto particolare, ma per noi forse simbolo del diritto universale al cibo, “Vita Dentro”, che in Mozambico lavora per rendere più umane le condizioni di vita dei minori carcerati e per far si che il periodo di detenzione non sia una condanna per tutta la vita (la vita media qui non supera ancora i 45 anni) ma piuttosto una opportunità di riabilitazione e di reinserimento dei giovani detenuti. Grazie a questo progetto, abbiamo dato vita a due aziende agricole in cui lavorano i detenuti in regime di semilibertà; le produzioni agricole di queste carceri sono destinate principalmente a migliorare la dieta giornaliera dei carcerati stessi.

lunedì 15 ottobre 2012

Italia: Possiamo saziare noi la fame nel mondo?

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare! 

La Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che si celebra domani 16 ottobre, torna a ricordarci che tra gli Obiettivi del Millennio il primo punta a eradicare la fame nel mondo entro il 2015. Manca poco alla scadenza: a che punto siamo?

(Valentino Piazza, direttore ProgettoMondo Mlal) - In questo ultimo decennio sicuramente abbiamo fatto dei passi in avanti, e in temini assoluti il numero di persone in situazione di povertà estrema (e quindi a rischio di fame) è diminuito. Gli stessi rapporti annuali di monitoraggio degli obiettivi del millennio stanno però evidenziando come questi risultati non riguardino in modo omogeneo tutto il pianeta. La povertà infatti si sta concentrando in Africa, in particolare in alcuni Paesi di questo continente e, all’interno di questi, nelle aree rurali più isolate o rese vulnerabili dai cambiamenti climatici in corso.
Come associazione della società civile, e come Ong che lavora nel settore della cooperazione internazionale, siamo chiamati a un duplice compito.
In Africa e in America Latina, siamo chiamati a dar voce alle realtà più povere e più deboli, quelle che più facilmente diventano invisibili e vengono pertanto dimenticate dai governi e dall’economia globale. Su queste comunità vanno concentrati i nostri sforzi sempre nell’ottica dello sviluppo e quindi del “dar strumenti” perché esse possano iniziare percorsi verso la sovranità alimentare. Concretamente questo significa farsi portavoci delle istanze di queste realtà all’interno delle politiche di sviluppo nazionali e di quelle di cooperazione internazionale; su un piano più concreto, significa promuovere e gestire insieme a queste comunità progetti di sicurezza e sovranità alimentare.
In Italia e in Europa siamo chiamati a tenere alta l’attenzione e la mobilitazione su questi temi da parte dell’opinione pubblica e dei decisori politici perché, molta dell’insicurezza alimentare in Africa e America Latina, dipende in realtà dai nostri comportamenti, stili di vita, modelli di crescita. Basti pensare al cambiamento climatico, alle sue cause e agli impatti che sta avendo sulla mancata globalizzazione del diritto a cibo.
La nostra campagna “Io non mangio da solo” si muove proprio in questa prospettiva. Anche al Nord i temi dell’alimentazione, della produzione, come della commercializzazione e del consumo, vengono sempre più spesso declinati con i temi dell’etica, della giustizia sociale, e i valori dell’origine e della qualità di ogni singolo alimento. Tutto ciò ci dice che Non mangiamo più da soli, in ogni senso. E che, anzi, proprio per questo, dobbiamo condividere ancora di più la riflessione sul diritto al cibo. La fame che ancora colpisce milioni di persone nel mondo in realtà è un problema che riguarda tutti noi.
Da qui lo slogan della campagna. L’obiettivo è fare diventare contagioso l’impegno a non magiare da soli e coinvolgere il maggior numero di persone, perché è qualcosa di buon senso farlo e perché in fondo risulta naturale a tutti.

sabato 13 ottobre 2012

Bolivia: Buona giornata dell'alimentazione!

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare! 

(Anna Alliod da Coachabamba) – Più patata, mais, canna da zucchero e riso: questa la ricetta per raggiungere la sicurezza alimentare in Bolivia.
In vista del 16 ottobre, giornata mondiale dell’alimentazione, il direttore dell’Istituto Nazionale per l’Innovazione Agricola e Forestale INIAF, Lucio Tito, ha infatti annunciato che, grazie a Cooperazione Italiana e FAO, verranno investiti 53 milioni di dollari nella coltura di patate, mais, canna da zucchero e riso per garantire la sicurezza alimentare in Bolivia. Finanziatori privilegiati di questo Programma saranno insomma la cooperazione italiana e la Fao. E alla notizia verrà data particolare enfasi proprio in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione cosicché i piccoli produttori vengano correttamente informati sull’opportunità di accedere a questi fondi e incentivare così, a loro volta, la produzione stessa dei prodotti necessari a soddisfare i fabbisogni alimentari del Paese.

venerdì 12 ottobre 2012

Perù: L'arma sociale degli chef Adrià e Acurio

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!  

(Mario Mancini da Lima) - La cucina come “arma sociale” è l’interessante scommessa in cui si sono lanciati gli chef Ferran Adrià e Gastón Acurio. Ne è nato un documentario ("Peru sabe”) che raccoglie storie di successo di cuochi e produttori peruviani che, appunto, sono riusciti a trasformare la propria realtà grazie alla cucina.
Ferran Adrià, uno dei migliori chef del mondo, ci spiega: "Il mio sesto senso mi diceva che quanto stava succedendo in Perù era importante, poi durante i miei viaggi ho scoperto molte cose: l’elemento più importante della cucina peruviana è la varietà e la ricchezza dei prodotti, il che fa pensare che ci siano almeno 5 o 6 cucine peruviane”. E Gastón Acurio, rinomato cuoco peruviano e principale artefice di questa rivoluzione gastronomica, ci tiene a sottolineare come il documentario "Perù sabe" metta bene in evidenza quanto la cucina peruviana possa diventare un motore che motiva la creatività di migliaia di persone.
"La cucina è uno spazio inclusivo, di storie positive e di opportunità, uno spazio che può anche generare ricchezza” – sostiene Adrià - Il potere che ha la cucina non ha prezzo, quindi è da considerarsi a tutti gli effetti un'arma sociale".
L'idea del documentario è nata da una discussione di Adrià con suo fratello che gli aveva riferito quanto di incredibile stava accadendo in Perù: più di 80.000 giovani avevano scelto di studiare cucina. Dunque, la cucina, qualcosa di così quotidiano in qualsiasi altro Paese, è diventata un’occasione di cambiamento per il Perù. Una macchina che muove agricoltori, produttori, chef, imprenditori, ristoranti, consumatori.
E il documentario “Perù sabe” è il risultato di questo viaggio, una testimonianza emozionante di come la cucina peruviana abbia trovato, una volta tanto in sé, una buona ricetta per promuovere lo sviluppo sociale ed economico del Paese.
La cucina sta diventando insomma una delle risorse più importanti della regione e il fenomeno rischia di espandersi nel resto dell'America Latina.

giovedì 11 ottobre 2012

Burkina Faso: Il teatro fa crescere

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare! 

(Marianna Mormile da Gaoua) - Il Teatro diventa spazio di comunicazione sociale, gli attori si fanno educatori e gli spettatori diventano attori. Non si tratta di un laboratorio artistico di sperimentazione ma uno dei più efficaci strumenti di sensibilizzazione, informazione, coinvolgimento e cambiamento che si siano mai provati sul campo. Il Teatro Forum applicato nella cooperazione allo sviluppo consente infatti di affrontare temi altrimenti inaccessibili, di portarli nella quotidianità dei villaggi e delle famiglie, suggerendo nuovi comportamenti e promuovendo una vera cultura del cosviluppo.
Il progetto “Acqua, che insieme al Cisv ProgettoMondo Mlal sta realizzando in Burkina Faso, prevede di migliorare lo stato di salute delle comunità e di diffondere buone pratiche sull’utilizzo dell’acqua potabile e sull’igiene grazie alla ristrutturazione e alla costruzione di pompe e latrine nelle Scuole e nei Centri di salute. Interventi che devono però essere necessariamente supportati e accompagnati da un grosso lavoro di formazione del personale sanitario, del Comitato di gestione dei Centri di salute e degli insegnanti.
E, appunto, per dare maggiori possibilità di continuità al processo avviato, risulta assolutamente prioritario lavorare sul cambiamento di comportamento e su una reale sensibilizzazione della popolazione, affinché integri essa stessa nuove abitudini e sviluppi una maggiore coscienza sui rischi legati alla mancanza di igiene o all’utilizzo di acqua contaminata o mal conservata. Ecco perché tra le iniziative del Progetto Acqua si stanno realizzando anche 40 repliche dello spettacolo “Il prezzo dell’acqua nel villaggio di Zinzolé”.
Il Teatro Forum si basa sempre sulla rappresentazione di una situazione problematica per la quale si chiede agli "spett-attori" di “entrare da protagonisti” nella storia proponendo soluzioni, sostituendosi in definitiva agli attori.
Questa attività permette di convogliare l’attenzione della comunità sulle tematiche chiave del Progetto, in questo caso “acqua” e “igiene”, e di suscitare nelle popolazioni dei villaggi dinamismo e senso di responsabilità per quanto riguarda ad esempio la gestione dei punti d’acqua e, nello stesso tempo, di diffondere messaggi utili a ridurre l’incidenza delle malattie legate al consumo di acqua non potabile e alla mancanza d’igiene.
Inutile dire che gli spettacoli del Teatro Forum sono sempre partecipatissimi. Costituiscono già di per sé un’occasione di ritrovo piacevole e interessante e, nei contesti dove maggiore è il peso di emarginazione e povertà, l’unica fonte di informazione ed educazione.

mercoledì 10 ottobre 2012

Honduras: La natura amica dà frutti

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!  

(Mirco Bellagamba da Tegucigalpa) - I contadini di Nacaome e Goascoran, in Honduras, ci hanno raccontato che stanno cominciando a capire come, per produrre alimenti di buona qualità, non sia poi per forza necessario possedere grandi estensioni di terreno e grandi mezzi: si può lavorare su piccole parcelle (anche di un ettaro) utilizzando tecnologie appropriate e dedicate alla conservazione dell’ambiente, limitando in questo modo i costi e i danni alla natura. E questo era proprio il messaggio che volevamo trasmettere con il progetto di Sicurezza alimentare appena concluso in Honduras, e attraverso centinaia di ore di formazione e di lavoro sul campo. Siamo soddisfatti, sembra proprio che questa volta il lavoro stia dando i primi buoni frutti.
Nel sud dell’Honduras è tempo di raccolta. E nel corso degli ultimi 9 mesi sono state rese concretamente produttive 27 nuove piccole aziende che oggi possono vendere sul mercato locale frutta tropicale, come mango, tamarindo, guayava, arance, limoni e papaya (materia prima per i freschi succhi da bere nelle torride giornate tropicali), ma anche yuca e camote (ottimi se preparati fritti a fettine e cucinati nelle zuppe), e poi fagioli, sorgo e cocomeri.
Si tratta di risultati importantissimi per uno dei Paesi più poveri e trascurati dell’America latina, e tutto ciò è stato reso possibile dall’introduzione di 27 sistemi di irrigazione a goccia che, attingendo acqua dai pozzi, sono l’unico vero mezzo per affrontare una stagione “delle piogge” particolarmente povera e discontinua, come è quella attuale in Honduras. Inoltre le famiglie coinvolte nelle 27 nuove aziende, possono beneficiare di nuovi terrazzamenti e opere di controllo delle acque che aiutano a conservare la fertilità dei terreni fortemente colpiti dall’erosione collegata alla drastica e sregolata deforestazione delle colline.
Proprio per arginare la progressiva deforestazione del Paese e il conseguente impoverimento dei terreni coltivabili, il Progetto ha contribuito a piantare in 42 parcelle alberi da frutto e per la produzione di legname, coltivati e moltiplicati nei vivai del Progetto.

martedì 9 ottobre 2012

Italia: Fai la spesa giusta

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!  

Una colorata e comoda shopper dal Mozambico per dare nuovo valore al diritto al cibo, a chi lo produce e a chi ne mangia ancora troppo poco. Questa l’idea con cui è nato il gadget della campagna “Io Non mangio da solo”, una simpatica borsa in cotone creata dagli artigiani africani per portare un po’ di Sud nel nostro Nord e per coinvolgere simpatizzanti e sostenitori in una gara di solidarietà a sostegno dei nostri Progetti in Mozambico, Burkina Faso, Perù, Bolivia, Haiti e Guatemala.
L’idea della shopper sta riscuotendo molto successo e costituisce soprattutto uno spunto in più per parlare del tema della campagna e dei suoi protagonisti. Da metà settembre, quando ha preso avvio la campagna, ad oggi sono già state vendute alcune migliaia di shopper. Diversi anche i piccoli negozi (soprattutto gli alimentari, panifici, cooperative, mercatino chilometro zero, parrucchieri, palestre e chi vende oggetti per la casa) che ci hanno chiesto di potere esporre in segno di solidarietà le nostre borsette.
Grande impegno anche per i Gruppi di ProgettoMondo Mlal che si stanno organizzando per creare punti di vendita nelle piazze e/o partecipare a manifestazioni già in programma nella propria città che possano ospitare anche il nostro gadget e dare quindi visibilità all’intera campagna.
Ovviamente lo shopper è, e rimane, solo un contenitore. Simpatico, colorato, originale, autentico ma… ciò che più conta è ciò che ciascuno di noi saprà metterci dentro!

La shopper viene proposta con un’offerta base di 5 euro. Per riceverla: sostegno@mlal.org

lunedì 8 ottobre 2012

Bolivia: Diritto al cibo, il genere non c'entra

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(Luca Di Chiara da Cochabamba) - Nel Sud del mondo, a provvedere alla sicurezza alimentare della propria famiglia, è quasi sempre la donna. Il diffuso maschilismo e la solitudine femminile quale diretta conseguenza della migrazione prevalentemente maschile, fanno infatti sì che l’uomo sia meno sensibile e attivo sul tema dell’alimentazione quale diritto di base.
Allo scopo di coinvolgere di più gli uomini sull’importanza dell’accesso a un "cibo nutriente e sicuro, sufficiente per i bisogni nutrizionali di base", come anche a “prodotti genuini di qualità e quantità a costi sostenibili", il Programma Alimentare Mondiale (WFP), da sempre impegnato nella lotta contro la fame del mondo, in questi ultimi mesi sta promuovendo in Bolivia un programma di corsi di salute materna e infantile e sulla nutrizione nelle comunità rurali e indigene.
Sebbene aperti a tutti, i corsi sono stati pensati principalmente per uomini e ragazzi.
E l’iniziativa sta avendo molto successo. Dopo una prima esitazione, la massiccia partecipazione da parte degli uomini è evidente a tutti. Se all’inizio gli uomini ritenevano che il corso “Programma Malnutrizione Zero” fosse per lo più indicato per coloro che “nutrono”, ovvero per le donne che stanno in cucina, hanno piano piano cominciato a capirne i vantaggi e l’interesse è andato crescendo.
Alla fine del corso ogni uomo o ragazzo è chiamato ad assumersi un impegno concreto di fronte all'intera comunità, ad avere un ruolo più attivo nella crescita e nella nutrizione dei propri bambini. Questa iniziativa rappresenta un importante passo avanti culturale per combattere con forza e decisione la malnutrizione infantile e promuovere il diritto al cibo come diritto fondamentale degli esseri umani. Il cibo è infatti un elemento fondamentale per la sopravvivenza e non conosce il genere maschile o femminile.

sabato 6 ottobre 2012

Guatemala: la malnutrizione miete ancora più vittime

una notizia al giorno per ribadire che IL CIBO È PER TUTTI – se aderisci fai girare!

(Gaia Consadori da Chimaltenango) - La malnutrizione infantile si trasmette di madre in figlio. La scarsa alimentazione materna ha come conseguenza diretta la nascita di bambini sottopeso. Il problema viene però alla luce solo quando il quadro clinico diventa acuto, e anche ai Centri di Salute, purtroppo, i bambini arrivano accompagnati dalle loro mamme ma quando ormai per loro non c’è più nulla da fare.
Dall’inizio dell’anno, in Guatemala, almeno 95 bambini minori di 5 anni sono morti a causa della malnutrizione acuta. Lo rivela l’ultimo rapporto del Dipartimento di Epidemiologia del Ministero di Salute Pubblica e Assistenza Sociale presentato l’8 settembre scorso.
Il censimento nutrizionale, elaborato dalle autorità sui dati da gennaio ad agosto, ha stabilito che 95 bambini sono morti per cause associate alla denutrizione acuta e che altri 7.926 soffrono tutt’ora questa malattia.
Nel corso del 2011, in Guatemala, sono state certificate ufficialmente 125 morti per denutrizione, dunque più che nel 2010 (105 erano state le vittime) e meno però dei 160 del 2009.
Di fronte a questi dati, gli esponenti politici discutono vivacemente sulla validità dei programmi in vigore e dei numerosi,e più recenti interventi proposti dal nuovo governo per far fronte alla situazione. Proposte che in realtà hanno già avuto molta eco sui media internazionali. Tanto che il presidente Otto Pèrez Molina, in visita a New York lo scorso 24 settembre, ha ricevuto da parte del Programma Mondiale di Alimenti un riconoscimento ufficiale per il suo Programma “Hambre Cero” che invece in patria viene fortemente criticato per il basso livello di implementazione e di erogazione dei fondi annunciati.